Cronaca

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GENOVA - Si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip Riccardo Ghio gli anarchici accusati di associazione per delinquere finalizzata all'istigazione al terrorismo, colpiti da misura cautelare dopo un'indagine condotta dalla Digos e coordinata dalla dda di Genova. L'inchiesta aveva portato alla perquisizione del circolo anarchico Gogliardo Fiaschi di Carrara e al sequestro della tipografia Avenza Grafica che stampava il quindicinale Bezmotivny su cui annunciavano attentati e dove ospitavano articoli di Alfredo Cospito, l'anarchico in regime di carcere duro per avere gambizzato il manager di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi e per l'attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano.

II gip ha confermato gli arresti domiciliari per Gino Vatteroni, Paolo Arosio e Gaia Taino, tutti residenti a Carrara, e ha concesso i domiciliari anche a Luigi Palli (Carrara), che due giorni fa era finito temporaneamente in carcere visto che come domicilio aveva indicato un immobile occupato, dopo aver trovato un domicilio alternativo. Confermato l'obbligo di dimora per Luca Aloisi (L'Aquila), Andrea Grazzini e Jessica Butori (Lucca), Veronica Zegarelli (Imola) e Michele Fabiani (Campello sul Clitunno, Perugia).

Secondo l'accusa, la cui impostazione è stata confermata dall'ordinanza del gip i nove indagati avrebbero partecipato, condividendone e diffondendone dinamiche e strategie, alla Fai/Fri, l'organizzazione eversivo-terroristica Federazione Anarchica Informale - Fronte Rivoluzionario Internazionale. Nella rivista Bezmotivny erano 'celebrate' anche le bombe spedite al colonnello della Folgore Alessandro Albamonte nel 2011 e al Sappe di Modena, e al presidente di Confindustria Brescia. E ancora, fatto apologia dell'attentato terroristico contro la sede della Lega a Villorba ad agosto 2018.

Attraverso il giornale sono state pubblicate le rivendicazioni degli attentati più significativi secondo l'accusa "anche allo scopo di stimolare i lettori a compierne di ulteriori" ha scritto il giudice nell'ordinanza. Un'istigazione al terrorismo a tutti gli effetti secondo gli inquirenti. Diverso il parere degli avvocati difensori Fabio Sommovigo, Marta Magnanini e George Botti: "E' l'ennesimo tentativo di dimostrare l'esistenza di un'associazione con finalità di eversione, tentativi già più volte smentiti dalle decisioni giurisdizionali anche nel recente passato, peraltro, in questo caso, relativa tutta a mere pubblicazioni senza nessun atto concreto ascritto agli indagati". Per gli avvocati "si tratta, dalla lettura dell'ordinanza, di scritti che si suppongono istigatori o apologetici, e, quindi, di un ambito strettamente connesso all'espressione della libertà di pensiero". Gli avvocati hanno annunciato il ricorso al tribunale del Riesame.