Cronaca

L'oggetto, trascurato per 27 anni, sequestrato al commercialista. Molto importante per le indagini bis sul giallo del 1996 potrebbe essere la testimonianza di una vicina di casa dell'unica indagata
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Un pesante posacenere di onice che potrebbe essere l'arma del delitto mai rinvenuta e la testimonianza di una vicina di casa dell'indagata: sono questi i nuovi indizi per tentare di risolvere l'omicidio di Nada Cella, la segretaria massacrata a 24 anni nel maggio 1996 a Chiavari nello studio dove lavorava del commercialista Marco Soracco di via Marsala.

Il nuovo reperto, come altri oggetti sequestrati allora e oggi riesaminati con le nuove tecniche dal genetista di Roma Giardina, hanno permesso al pm Gabrielle Dotto, titolare delle indagine bis sul delitto di 27 anni fa, di chiedere ulteriori sei mesi di proroga delle indagini. Forse l'ultima appendice prima della possibile richiesta di rinvio a giudizio dell'unica indagata.

L'unica sospettata ufficiale dell'inchiesta oggi è l'ex insegnante Annalucia Cecere, amica del commercialista, che si è però detta innocente fornendo un'alibi. "Quel giorno ero a lavorare, facevo le pulizie in uno studio medico di Sestri Levante". Affermazione non facile da smentire dopo tanti anni.

Una curiosità: il posacenere di onice sequestrato a Soracco, a detta del commercialista, nei giorni seguenti all'omicidio era stato usato dai poliziotti della scientifica per spegnere le sigarette durante gli interminabili sopralluoghi sulla scena del delitto.

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Giallo e Nera - il caso Nada Cella 1996

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