Cronaca

E' il giorno del teste Mauro Tommasini di Most, la società che eseguiva verifiche per conto e su incarico di Spea. Autostrade per calcolare la corrosione spesso si affidava solo a questi test a impulsi di tensione che invece per molti esperti insufficienti
2 minuti e 6 secondi di lettura

GENOVA - E venne il giorno delle prove riflettometriche, i test a impulsi di tensione di brevissima durata a cui spesso Autostrade per l'Italia ha affidato le uniche verifiche per testare il grado di corrosione dei cavi e la qualità delle iniezioni di calcestruzzo delle pile che sorreggevano Ponte Morandi.

Oggi all'udienza del processo per la tragedia del viadotto Polcevera costata la vita a 43 persone e per cui sono alla sbarra 58 persone fra cui i vertici di Autostrade per l'Italia e di Spea, si parlerà della diagnostica e sorveglianza della struttura.

In aula ci sarà il teste dell'accusa Mauro Tommasini di Most, la società che eseguiva verifiche per conto e su incarico di Spea la cui deposizione potrebbe occupare l'intera udienza: la sua sarà una deposizione molto tecnica.

Delle prove riflettometriche, che si volgono con impulsi di tensione di brevissima durata, si è parlato molto nelle scorse udienze, e spesso con cenni critici perché Autostrade per l'Italia vi ha affidato il compito di calcolare la corrosione dei cavi nascosti nel calcestruzzo nonostante per molti esperti non sono affidabili senza il corredo di più accurate verifiche manuali, come gli scassi nel cemento delle pile, ad esempio.

Altro tema di cui si parlerà con il dirigente di Most sarà quello legato ai sensori di movimento, che sulla pila 9 però erano stati tranciati nel 2016 e mai più ripristinati.

Anche nelle altre due udienze di martedì e mercoledì si parlerà della diagnostica del Morandi.

I giudici, i pm e gli avvocati inoltre dovranno poi decidere come acquisire la testimonianza dell'anziano ingegnere Francesco Pisani, allievo di Morandi, che per motivi di salute e di età non può raggiungere Genova da Roma: la procura vuole andare in trasferta nella capitale, i giudici preferirebbero invece ascoltarlo la videoconferenza.


Pisani, interrogato dai pm nel 2010, era stato incaricato da Autostrade per rifare gli stralli della pila 9, quella crollata nel 2018, e ai pm dopo il crollo ha dichiarato: “Sulla scorta di questa esperienza e sulla conoscenza approfondita che avevo del viadotto, negli anni 2010/2011 sono stato contattato telefonicamente da Autostrade - nelle persone di Donferri, Romagnolo e Malgarini - per fare un progetto relativo all’intervento di rinforzo strutturale degli stralli delle pile 9 e 10. Doveva essere analogo a quello eseguito negli anni ‘90 sugli stralli della pila 11. In merito ho anche ricevuto una commessa ed ho effettuato la progettazione di tali lavori come da documentazione che vi consegno in copia fotostatica. Per tale progettazione Autostrade per l’Italia mi ha corrisposto il regolare pagamento della mia parcella”.
Di quei lavori, però, non se ne fece nulla. 

ARTICOLI CORRELATI

Martedì 27 Dicembre 2022

Ponte Morandi, le foto delle pila 9 corrosa cancellate da Spea

La memoria dei pm del processo svela che in 18 anni Autostrade per l'Italia ha garantito dividendi per nove miliardi ad Atlantia