Cronaca

Il primo caso venne accertato ad Alassio su una donna di 70 anni
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Il 25 febbraio di tre anni fa anche la Liguria dovette cominciare a fare i conti con la pandemia che avrebbe cambiato per molto tempo non solo le nostre abitudini ma soprattutto le nostre vite. I primi due casi in Italia furono confermati il 30 gennaio 2020, quando una coppia di turisti provenienti dalla Cina risultò positiva a Roma al virus SARS-CoV-2. Un focolaio di infezioni venne successivamente rilevato il 21 febbraio a partire da 16 casi confermati a Codogno, in Lombardia, aumentati a 60 il giorno successivo con i primi decessi il 22 a Casalpusterlengo e Vo'.

Nel nostro paese la pandemia da Covid cominciò così e purtroppo – tra alti e bassi, lockdown e riaperture, zone rosse e zone bianche, vaccinazioni e no-vax – non ne siamo ancora completamente usciti. In Liguria il primo caso di Coronavirus venne accertato ad Alassio su donna di 70 anni che era giunta nella cittadina del ponente ligure una decina di giorni prima insieme ad una comitiva di turisti, ricoverata poi in un'area dedicata dell'ospedale S. Martino. Venne immediatamente ricostruita la catena epidemiologica dei contatti avuti in precedenza compreso il personale del pronto soccorso di Albenga dove la signora aveva ricevuto le prime cure, tutti sottoposti in isolamento volontario fiduciario. E ovviamente il sindaco di Alassio firmò le ordinanze interdittive per l'albergo che ospitava la comitiva in questione che di fatto venne isolato.

La struttura sanitaria regionale intanto si era organizzata con un hub al s. Martino di Genova, 150 posti letto nei reparti di malattie infettive di tutta la Liguria, percorsi già consolidati ma adeguati al piano epidemiologico in atto. E la task force ligure, coordinata da Alisa e composta dal Diar emergenza-urgenza, dal responsabile emergenza-urgenza 118, dai direttori delle Malattie infettive e Igiene e Sanità pubblica, dai direttori sanitari, insieme ai pediatri e ai medici di Medicina generale, entrò in costante collegamento con le autorità competenti del ministero della Salute per aggiornare in tempo reale l’evoluzione del quadro epidemiologico. E quello era soltanto l'inizio.

"Il 25 febbraio 2020 ad Alassio veniva scoperto il primo caso di Covid in Liguria e iniziava la lunga battaglia contro il virus. Tre anni dopo, il nostro pensiero va prima di tutto alle vittime, alle famiglie spezzate, a chi ha dovuto lottare contro la malattia lontano dai propri cari. E poi alle donne e agli uomini della nostra sanità, che con spirito di sacrificio e abnegazione hanno combattuto in prima linea per salvare vite e sono stati il motore della nostra campagna vaccinale. Se oggi il Covid non ci fa più paura lo dobbiamo al vaccino e all’impegno incessante di tanti professionisti che ci hanno restituito la libertà e la speranza nel futuro. Senza mai dimenticare le perdite e il dolore che non solo la Liguria ma tutto il Paese hanno dovuto affrontare". Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, a tre anni dal primo caso confermato di Coronavirus in Liguria.

"In quel periodo – ricorda l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola – si pensava che fosse un problema nato in Cina e che là si sarebbe esaurito. Poi rapidamente il nostro Paese è stato ‘invaso’ e anche in Liguria, dopo i primi casi ad Alassio di persone che provenivano dalle zone lombarde maggiormente colpite, il virus si diffuse a macchia d’olio. I casi dei pazienti che venivano ricoverati in terapia intensiva al Policlinico San Martino crescevano esponenzialmente: quelli della prima ondata sono stati momenti difficili, seguiti dalla seconda ondata autunnale che è stata per dimensioni certamente maggiore e ha messo a dura prova il nostro sistema sanitario. Nonostante questo, la Liguria ha superato quei mesi molto meglio di altre zone del Paese. Quell’esperienza così dura ci ha permesso di capire – conclude - che la coesione tra professionisti e la tenuta del sistema sanitario pubblico sono valori aggiunti irrinunciabili e che grazie alla scienza le malattie possono essere sconfitte".