Cronaca

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Che i rapporti tra auto-motociclisti e ciclisti non siano idilliaci, soprattutto a Genova, è risaputo. La conformazione orografica della città, i limiti del trasporto pubblico (in particolare della metropolitana, comoda ed efficiente ma corta), la scarsa presenza di parcheggi di interscambio per chi utilizza i treni regionali sono tutti elementi che rendono complicato muoversi in un ambiente stretto tra il mare e le alture. Così nascono i conflitti e le attribuzioni reciproche di responsabilità.

La verità, come spesso accade, sta nel mezzo, nel senso che il regno dell'indisciplina è piuttosto diffuso e generalizzato. Quante volte, girando per Genova, capita di imbattersi in doppie e triple file di automobili, anche a ridosso dei percorsi ciclabili (piacciano o non piacciano, ci sono e vanno rispettati). Per non dire degli scooteristi-slalomisti che non fanno "prigionieri" infilandosi ovunque e perché no di quei pedoni - e sono sempre di più - che attraversano lontano da "zebre" e semafori, pure con cane o spesa come optional.

Insomma, chi è senza "peccato" sul tema della mobilità urbana scagli la prima pietra: "Ce n'é per l'asino e per chi lo conduce".

E' tuttavia evidente che nel momento in cui il Comune di Genova rimedia alla gaffe precedente e realizza una pista ciclabile in corso Italia con tutti i crismi, rendendola adesso un autentico gioiellino, è inaccettabile vedere bikers al di fuori del percorso loro dedicato, come documenta l'immagine inviata a Primocanale dal gruppo Facebook di automobilisti e motociclisti genovesi. E non è l'unica.

Un atteggiamento di pochi che tuttavia alimenta il fuoco delle polemiche e delle fazioni: “Il primo pensiero va alla FIAB. - dice Giacomo Puppo, fondatore ed ideatore del Gruppo – Non dicono nulla? E le istituzioni che dicono di tutto questo?".

Il Gruppo in questione formula alcune richieste: "Alle istituzioni ed ai vigili urbani lo stesso rigore applicato con automobilisti e motociclisti, nei confronti dei conduttori di mezzi dolci. Inoltre invita i bikers a rispettare le regole, a comportarsi secondo buon senso ed a non compiere atti che metterebbero a repentaglio non solo la loro vita, ma quella degli altri e la responsabilità di chi non si aspetta nei punti con tracciati differenti la loro presenza sulla carreggiata".

La risposta della Fiab (Circolo amici della bicicletta) non si farà attendere, sebbene oggettivamente un'Associazione non possa farsi carico del comportamento di tutti gli utilizzatori di biciclette. E poi non mancano comportamenti inappropriati e scorretti anche da parte di automobilisti e motociclisti.

Ecco perché, al di là dei controlli e delle sanzioni (in effetti numerosi a Genova per auto e motociclisti, assai meno per pedoni, biker e mettiamoci pure padroni irresponsabili di cani imbrattanti), dovrebbe scendere in campo il senso civico, se non addirittura il semplice e caro buon senso. Le "guerre di religione" portano a nulla e indeboliscono, anche nel morale, quella parte di collettività che rispetta o cerca di rispettare le regole.