Cronaca

Scambio epistolare fra tecnici consulenti ribadisce che Aspi e Spea non sono intervenuti pur consapevoli dei rischi sugli stralli sin dagli anni '90. I pm interrogano il nuovo teste Pisanelli
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GENOVA -Una serie di email trasmesse da un consulente di un imputato di Autostrade, l'ingegnere Savorani, all'ingegnere Codacci Pisanelli, uno dei testimoni aggiunti durante le audizioni, conferma ancora una volta che Autostrade per l'Italia e Spea, la società che avrebbe dovuto monitorare le autostrade, sapevano già a metà degli anni 90 dell'urgenza di intervenire sulla pila 9 poi causa del crollo del ponte Morandi trent'anni dopo, il 14 agosto del 2018.


E' emerso nell'udienza del processo sulla strage del viadotto Polcevera costata la vita a 43 persone e per cui ci sono alla sbarra 58 imputati fra cui i vertici di Autostrade e Spea.

Nelle nuove email si parla dell'ingegnere Francesco Pisani, altro allievo di Morandi responsabile del progetto di ristrutturazione della pila 11 con i cavi esternalizzati.

Pisani, oggi novantenne, è uno dei testi della procura. In aula dovrà spiegare perché negli anni 2010/2011 dopo essere stato contattato telefonicamente da Autostrade per la ristrutturazione degli stralli delle pile 9 e 10, i progetti alla fine non furono mai attuati.

In attesa di essere sentito in aula dai giudici il nuvo teste dei pm Emanuele Codacci Pisanelli  è stato ascoltato in gran segreto procura dai pm Terrile e Cotugno: top secret per ora sulle sue dichiarazioni.

Al processo ha parlato anche Sonia Noci, funzionario dei vigili del fuoco di Genova che ha ricostruito gli interventi di soccorso dei pompieri subito dopo il crollo, racconto utile per capire la geolocalizzazione delle macerie e la ricostruzione della dinamica del collasso del Morandi.

Un maresciallo dei finanza, Davide Balletto, invece ha parlato delle registrazioni che uno degli imputati, l'ingegnere genovese Marco Vezil di Spea, responsabile del monitoraggio, effettuava di nascosto delle riunioni tecniche con i funzionari di Autostrade e Spea "perchè non mi fidava di loro".

Il finanziere ha spiegato come identificava i nomi delle vari voci, molte volte riconosciute e attribuite da altre intercettazioni telefoniche, o dall'accento della regione di provenienza, c'era l'abruzzese (Fulvio Di Taddeo di Aspi) e il milanese (Massimiliano Giacobbi, di Spea) curioso che parlando di Donferri Mitelli, uno degli imputati eccellenti di Autostrade, che fra le note che permettevano di distinguere la sua voce, oltre all'accento romanesco, c'era anche il tono: sempre imperativo. Lui, cone dimostra l'indagine, erano il braccio esecutivo dell'ex amministratore delegato di Aspi Castellucci, due dei baroni di Autostrade per l'Italia, una società tesa al guadagno a discapito della sicurezza, tanto che ora i nuovi gestori delle Autostrade per correre ai ripari ora sono costretti a disseminare cantieri su ogni tratta.

 
Il processo adesso si ferma una settimana, non per la settimana bianca, è stato precisato dal giudice Lepri, ma per dare modo alle parti di studiare i tanti documenti agli atti. Si riprende il 27 febbraio con nuovi consulenti e i tecnici incaricati dei progetti degli anni '90, realizzato sulla pila 11 o solo annunciato sulla pila 9.
 
Il processo adesso si ferma una settimana, non per la settimana bianca, è stato precisato dal giudice Lepri, ma per dare modo alle parti di studiare i tanti documenti agli atti.
Si riprende il 27 febbraio con nuovi consulenti e i tecnici incaricati dei progetti degli anni '90, realizzato sulla pila 11 o solo annunciato sulla pila 9.
 
 

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