GENOVA -Da una parte la rabbia degli abitanti di vico Mele che si sentono abbandonati, "viviamo in una terra di nessuno dove tutto può accadere", dall'altra la portavoce della comunità peruviana Patrizia Rossi che denuncia l'aggravante del razzismo: "Quell'uomo non avrebbe mai scoccato una freccia contro un gruppo di italiani"
L'omicidio di vico Mele per le tante sfaccettature che si porta appresso continua a fare rumore tanto da essere diventato un caso nazionale.
L'artigiano varesino in trasferta a Genova che nella notte fra l'1 e il 2 novembre dalla finestra di casa ha ucciso con una freccia un quarantenne peruviano reduce da un festeggiamento in un locale della Maddalena ha innescato mille polemiche, prime fra tutte quella sulla vivibilità nel centro storico più degradato.
Ma se il sindaco Bucci si affretta ad affermare che la movida non ha nulla a che vedere con questa tragedia, gli abitanti del palazzo di piazza De Franchi 8 sembrano pensarla in modo diverso.
"Quanto accaduto sotto le loro finestre difficilmente sarebbe potuto accadere in altri quartieri della città, solo qui ci sente liberì di fare pipì per strada e di girare ubriachi per la strada sino a tardi con un bicchiere di vino in mano" ha detto Roberto Abbona che abita in quell'edificio.
L'unica luce nel buio di questa tragedia è la solidarierà al bambino della vittima nato un giorno prima della tragedia: per aiutare Patricia, la mamma, la compagna di Javier Miranda Romero, la comunità peruviana si è subito mobilitata.
Punto di riferimento Patrizia Rossi e il bar El Kiosco di via Canevari, a Marassi, frequentato dalla vittima, dove in tanti si sono recati per dare un contributo.
IL COMMENTO
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