Cronaca

Le due società sono quindi estromesse e non dovranno essere chiamate a rispondere sul piano civile
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GENOVA - Autostrade e Spea escono dal processo per il crollo del ponte Morandi. Dopo circa 45 minuti dall'inizio del dibattimento arriva la notizia ufficiale: le due società sono quindi estromesse e non dovranno essere chiamate a rispondere sul piano civile.

A questo punto, in caso di condanna, saranno i singoli imputati a pagare i risarcimenti, salvo le possibilità di cause civili. Le due società erano già uscite dal processo dopo il patteggiamento a circa 30 milioni, Autostrade e Spea potrebbero uscire del tutto dal processo per il crollo del ponte Morandi.

È ripreso alle 10 a Palazzo di Giustizia il processo, secondo le cadenze fissate dal giudice Paolo Lepri che presiede il collegio: tre udienze alle settimana, dal lunedì al mercoledì, con inizio alle 10 il primo giorno e alle 9 gli altri due. Con questo ritmo, il procedimento dovrebbe durare due anni: solo per la settimana prossima le udienze saranno mercoledì, giovedì e venerdì. La conclusione è arrivata verso le 12,30 con il rinvio a domani per consentire alle parti civili di replicare sulle richieste di esclusione.

L'impegno dei magistrati è ovviamente funzionale ad arrivare alla conclusione definitiva del procedimento, con gli scontati passaggi in appello e presso la Cassazione, prima che scatti la mannaia della prescrizione che, pur nel pieno rispetto della legge e senza pregiudicare gli effetti civili del procedimento, suonerebbe a beffa per i familiari delle vittime e per Genova e l'Italia intera.

Prima della decisione, gli avvocati delle due società hanno sottolineato come in fase di incidente probatorio esse non fossero presenti come soggetti indagati, il che aveva precluso il contraddittorio. In sede di udienza preliminare, la medesima istanza era stata rigettata dal gup Paola Faggioni. All'udienza di questo lunedì partecipano anche gli abitanti di Certosa inseriti come parti civili nel processo.

A commentare la decisione del gup è Egle Possetti, presidente del Comitato ricordo vittime Ponte Morandi: "Siamo amareggiati non tanto per i risarcimenti ma da un punto di vista di immagine: sembra che in Italia ci sia un accanimento solo sulle vittime, tra riti abbreviati e patteggiamenti" (TUTTE LE DICHIARAZIONI).

Anche il presidente di Assoutenti Furio Truzzi si è detto deluso ma pronto a 'combattere' per i cittadini di via Porro: "Non è una bella notizia, stava alla facoltà del giudice e noi rispettiamo la sentenza, ma attenti: aggrediremo Spea e Autostrade da un punto di vista legale dagli altri procedimenti penali che attiveremo, non escludendo una 'class action'. Autostrade non è più privata, ora è pubblica con un codice etico ben diverso e quindi i diritti di queste persone devono entrare nel Dna dei nuovi dirigenti. Andremo fino in fondo, perchè questi cittadini devono essere rimborsati".

"Non ci fermeremo, l'avversità non ci fa paura, supereremo ogni ostacolo - continua -. Alla fine avremo ragione e soprattutto, avranno ragione i cittadini" (LEGGI L'ARTICOLO)

"Era una questione che era stata prospettata nelle udienze precedenti ed era possibile si verificasse" ha detto Raffaele Caruso, legale del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi. "È stata fatta un'ordinanza molto articolata con motivazioni anche innovative rispetto ai pochi precedenti esistenti. Ovviamente, un po' di dispiacere c'è, perchè il soggetto che dal punto di vista societario è principalmente coinvolto esce dal processo però queste sono le regole".

Secondo Emmanuel Diaz, fratello di Henry, vittima del crollo, la decisione potrebbe essere un'arma contro i 56 imputati: "Ora siamo costretti a osservare tutto, questa esclusione potrebbe sembrare un'offesa ma in realtà, hanno tenuto conto del patteggiamento che è un elemento gigantesco contro gli imputati. Va detto che tutto questo rafforza quello che stavamo difendendo, cioè che il quadro della Procura fosse molto chiaro, così ampio che ha spinto le società a patteggiare: ricordiamolo, mostriamolo".