Commenti

Torna alla homepage
1 minuto e 29 secondi di lettura
di Vittorio Coletti*

Come spesso è accaduto, anche quest’anno la prova di italiano della maturità è stata preceduta da una caccia alle “tracce” che non ha fatto centro. Sono “usciti” argomenti non previsti, anche tra quelli letterari, dove sono stati proposti un brano dal Gattopardo (brano non memorabile, invero) e una bella poesia in italiano, scritta dal giovane Pasolini in un periodo in cui componeva soprattutto (e mirabilmente) in dialetto friulano.

La storia è arrivata alla maturità a distanza di sicurezza dall’attualità, proponendo un bel pezzo sulla gestione americana della crisi economica degli anni Trenta (ma mi chiedo quanti ragazzi siano stati in grado di affrontare un argomento del genere, non so se studiato a scuola). Probabile che la maggioranza degli studenti si sia “buttata” sulle tracce a più immediata risonanza morale, come quella sul valore del rispetto o quella sulla sopraffazione della Terra da parte dell’uomo o ancora quella ricavata da un generoso discorso di Paolo Borsellino.

Il rischio è che simili tracce inducano a considerazioni prevedibili, ispirate a un conformismo perbenistico del pensiero e non spingano gli studenti a problematizzare gli argomenti proposti. Personalmente avrei suggerito qualche tema dall’attualità più controversa, come la guerra in Ucraina o in Palestina. Ma la traccia sul cattivo uso dell’indignazione morale sui social poteva essere un bel caso da affrontare anche da punti di vista opposti (approvando o disapprovando l’indignazione come reazione fissa, stimolata dalla comunicazione pubblica odierna). Chissà quanti l’avranno seguita e avranno evitato lo stereotipo di indignarsi per l’eccesso di indignazione!

Vittorio Coletti, linguista, professore emerito, accademico della Crusca.


Iscriviti ai canali di Primocanale su WhatsAppFacebook e Telegram. Resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria anche sul profilo Instagram e sulla pagina Facebook

 

TAGS