La violenza andata in scena in occasione del derby è certamente insensata e intollerabile. Tuttavia il rimedio non può consistere nel chiudere lo stadio.
Non è giusto far giocare le partite a porte chiuse, sanzionando tutti i tifosi (anche la stragrande maggioranza non violenta) invece che punire penalmente i violenti e multare le società.
Tra l'altro le società neppure restituiscono le quote di abbonamento non goduto perché all'atto della stipula dei contratti inseriscono clausole con cui i tifosi rinunciano ai rimborsi.
A mio parere Genoa e Sampdoria dovrebbero quantomeno rimborsare le quote di abbonamento non usufruite senza avvalersi di tali clausole vessatorie.
Ciò anche al fine di evitare eventuali class action, visto che l'Agcm e il giudice civile si sono già pronunciati in precedenza su casi analoghi.
Non si può, infatti, sostenere che le clausole che escludono i rimborsi per le partite non godute abbiano lo scopo di disincentivare i comportamenti violenti e discriminatori dei tifosi. Le clausole in esame, da un lato hanno l’effetto di penalizzare in maniera indiscriminata tutta la platea degli spettatori per responsabilità che gravano eventualmente soltanto su una parte minoritaria di tifosi; dall’altro, sottraggono il soggetto che organizza l’evento alle responsabilità che gli competono nella prevenzione di eventi contrari all’ordine pubblico e nella vigilanza anche tecnologica sui comportamenti illegittimi dei sostenitori.
Penso, dunque, che Genoa e Sampdoria dovrebbero fare di più per impedire comportamenti violenti e invito entrambe le società a risarcire gli abbonati.
*Mattia Crucioli
Avvocato
IL COMMENTO
Ecco perché Cristoforo Colombo era genovese
Dalle morti sul lavoro alle pensioni, non basta la Liguria virtuosa a metà