Commenti

2 minuti e 52 secondi di lettura

"Voglio rassicurare fin d’ora tutti i sampdoriani: continueremo a lavorare instancabilmente per proteggere la storia del club e costruire una squadra competitiva per il prossimo anno». Parole di Matteo Manfredi sabato 18 maggio, il giorno dopo il preliminare playoff malamente perso sul campo di Palermo.

Da allora sono passate tre settimane abbondanti che per un’azienda che sta programmando il futuro prossimo – e un’azienda calcistica non fa differenza, anzi – sono un tempo piuttosto lungo. Ventiquattro giorni dopo quella dichiarazione, una novità sostanziale c’è, anzi ci sarebbe. La scelta del manager che dovrebbe rappresentare la figura apicale dell’area tecnica: il nome lo sanno tutti, è quello di Pietro Accardi, 41 anni, ex sampdoriano e un’esperienza pluriennale suffragata da risultati ad Empoli. Insomma, i requisiti giusti: gioventù e voglia di affermarsi, un buon curriculum già alle spalle e un passato in blucerchiato, che non guasta mai, soprattutto in una società che ha un’identità precisa, una storia ma ha poca sampdorianità doc al suo interno, ha perso una figura storica come Marco Lanna e un’altra, Giovanni Invernizzi, al momento è nel limbo.

Accardi per ripartire, dunque, anche se manca ancora l’ufficialità, si aspetta forse il ritorno in Italia del patron Manfredi e un’intesa con l’Empoli che chiede qualcosa per liberare il manager sotto contratto ancora per dodici mesi. In tutto ciò, gli interrogativi inevitabilmente rimbalzano e sono sempre dello stesso tenore. La stragrande maggioranza dei sampdoriani, in questo momento, si sente un po’ smarrita e alla ricerca di certezze. La domanda ricorrente è sempre la stessa: “Ma questa proprietà ha soldi da investire? E che programmi ha?”.

Il nome, la professionalità e il costo di Accardi, di per sé, dovrebbero rappresentare una garanzia. Ma gli interrogativi non mancano. Su che basi funzionerà il rapporto con Andrea Mancini (hanno già lavorato insieme a Empoli, e questo è un ottimo punto di partenza), visto che Accardi arriverà con una squadra di collaboratori di fiducia? Accardi e Pirlo si piaceranno e avranno sintonia di scelte? E se così non fosse?

Poi ci sono altri interrogativi, legati in gran parte all’ingabbiamento imposto dai ben noti limiti operativi sul mercato: c’è una base, un piccolo telaio di certezze da cui ripartire (Yepes? Kasami? De Luca?)? O tutti, ma proprio tutti, i giocatori della rosa sono cedibili? E Leoni? Davvero non c’è un’altra strada percorribile che non sia quella di riscattarlo e immediatamente venderlo, tenendolo in prestito un anno, per fare una modesta plusvalenza, oppure il giovanissimo difensore potrebbe essere (riuscendo a vendere altri giocatori con ingaggi onerosi) la prima pietra su cui costruire la Sampdoria del futuro? E ancora, davvero  non si può fare nulla per riscattare Ghilardi e cercare di trattenere Stankovic ed Esposito?

Su un altro fronte, mancano ancora certezze sul ritiro e, se cresce la possibilità di una destinazione tedesca, è ovvio che una scelta del genere finirebbe per penalizzare i tifosi che volessero abbinare vacanze a vicinanza alla squadra del cuore. A proposito, i tifosi meritano più iniziative, più comunicazione e più occasioni di contatto. Meritano anche una società che renda trasparente un progetto e un obiettivo, che non può che essere, per la prossima stagione, la serie A. Che – il Parma insegna – non necessariamente può essere centrato al primo o al secondo tentativo. Ma provarci, con una squadra adeguata e cercando di far tesoro degli errori del passato, è esattamente quello che – come ha detto proprio Manfredi – meritano la storia della Sampdoria e i sampdoriani.