
La notizia di primo acchito getta ansia, ancora una rissa ai giardini di Quinto fra giovani magrebini e italiani. Nostalgico e quasi incoraggiante però è il motivo della contesa: un pallone rubato, perché significa, tradisce che i ragazzi, come facevano i loro papà, giocano ancora a palla nei giardini a dispetto dei cellulari sempre più sofisticati e dei social.
Raccontiamo il contesto del fatto: con le belle giornate e la voglia di mare e di spiaggia i giardini di Quinto di via Gianelli, nel levante della città, luogo strategico perché a pochi passi da fermate bus e stazione ferroviaria, tornano ad essere luogo di incontro dei ragazzi di ogni altra parte della città, e così tornano liti e risse.
Ieri però lì, alle 15, la tensione è salita per colpa di un pallone, rubato da una compagnia di magrebini a giovani del posto che stavano giocando a fare gol fra le aiuole, ovviamente facendo arrabbiare i tanti anziani che nei giardini di via Gianelli passano le loro giornate all'aria aperta.
Dopo il furto della palla uno degli indigeni ha affrontato i foresti e per riaverlo, ed è stato spintonato, forse qualche ceffone, niente di grave però è finito all'ospedale in codice verde. Alcuni degli aggressori, quasi tutti minori, sono stati identificati dai poliziotti del commissariato di Nervi e ora rischiano una denuncia.
Aldilà del fatto di cronaca questa disputa per una palla svela che anche i ragazzi 2.0 giocano ancora a pallone nelle piazze, come i loro papà boomer quando Facebook e Instagram non erano neppure immaginabili, ed è questo il risvolto che ci piace sottolineare, dietro un rissa o lite, a bene vedere ci può essere uno spiraglio di luce.
IL COMMENTO
Il lavoro al centro della battaglia elettorale, ma Genova non ha bisogno di promesse
Alla politica del futuro di Genova non interessa?