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GENOVA - Metti l’età che avanza e necrotizza le cellule cerebrali determinando una crescente lentezza nei riflessi. Ma non è solo questa. Guidare a Genova è un rischio continuo di stendere scooteristi senza codice della strada (sono anche io scooterista), ciclisti instabili, utenti del monopattino che ritengono il marciapiedi esclusivamente riservato a loro e, infine, pedoni spesso distratti. Distratti non dalle magnifiche sorprese medievali della città, ma dal terribile cellulare, smartphone, telefonino.

Via Assarotti, venerdì. Una frenata paurosa squarcia il perenne rumore di cupo sottofondo. L’ Audi ha inchiodato. Ma la signora che sta attraversando la strada sulle strisce pedonali, spuntando tra auto in sosta vietata ma non punita, spavaldamente continua la sua camminata lenta, e soprattutto continua la chiacchierata parlando a una specie di fetta di focaccia di plastica grigia che ha avvicinato alla sua bocca. No. Non è una focaccia bensì un telefonino. Madame ha attraversato sulle strisce, ma mai si è guardata a destra e a sinistra se stesse sopraggiungendo un’auto.

No. Madame arrivata all’attraversamento, ha attraversato senza interrompere l’orazione con il pezzo di focaccia, mentre l’automobilista se l’è trovata in mezzo alla strada apparsa come la santa che in ogni caso la tutela, tra un’auto e un furgone che consegnava vettovaglie.

La scena sarebbe passata inosservata e la telefonata sarebbe andata avanti se il conducente, fortunatamente avveduto e prudente, non avesse aperto il finestrino dell’Audi coprendo di irripetibili epiteti la suddetta pedona, ma soprattutto lei nel ruolo di telefonante.

Poco dopo in via Ceccardi il pedone telefonico spunta tra due furgoni posteggiati in doppia fila (forse ora a Genova questa sosta è consentita?). Stesso cellulare posizionato orizzontalmente sulla bocca pronto per essere morsicato come una tavoletta di centopercento fondente. Questa volta il fischio della frenata del bus, condito con sconquassi di lamiere consumate, non riesce a coprire la “conversazione riservata” dell’attraversante che riferisce movimenti (bancari?) con cifre precise all’ultimo euro, chiamando per cognome colui che, ignaro della pubblicità non richiesta, sta dall’altra parte.

Vi rendete conto del tono di voce che viene generalmente usato per queste conversazioni on the road, con rischio di stesura definitiva sull’asfalto annesso? Discussioni spesso accalorate (“Devi smetterla una volta per tutte di rompermi il c…o!”. ), ore 18.30, via Roma angolo XXV Aprile, questa volta per fortuna senza attraversamento al seguito.

Tornando al rischio stradale. Penso che il telefonino, del quale ormai non potremmo fare a meno, sia non solo per chi guida, ma anche per chi cammina in città, un rischio effettivo. La conversazione qualunque essa sia, distrae. Per attraversare sicuri non basta essere sulle strisce pedonali troppo spesso nascoste tra le auto parcheggiate. Insomma non garantiscono l’incolumità al cento per cento.

Un buon motivo in più perché il governo di Palazzo Tursi ci presenti finalmente quanto prima un rendering di Genova con nuove zone pedonali vere non abbozzate, chiuse alle auto, in centro e nelle delegazioni. Dove i pedoni possano camminare sfilando davanti alle vetrine dei negozi a piedi, magari anche con la tavoletta fondente e parlante a un centimetro dalla bocca, senza pericolo di essere stesi, e senza il rischio di causare tamponamenti per frenate all’ultimo secondo.