Comincio dalla fine. Faccio ammenda: aveva ragione, il sindaco Marco Bucci a arrabbiarsi con me tutte le volte che ho scritto e detto che anche lui, super-manager prestato alla politica, doveva scegliersi una tessera e dire a noi comuni mortali a quale fede politica appartenesse. Invece che svicolarsi con la frase: sono civico e basta. E’ vero. Bucci aveva ragione e io non avevo capito nulla. Sono figlio politico delle correnti e dei compromessi più o meno storici.
Questo mea culpa mi tocca dopo gli ultimi giorni che vengono definiti di “fibrillazione”. Lo faccio e rivolgo un suggerimento modesto al sindaco che si appresta a percorrere una campagna elettorale importantissima per Genova in una fase molto, ma molto complicata.
Dopo l’incoronazione a Roma di Papa Sergio II. (Il vero Papa Sergio II fu eletto non senza contrasti per acclamazione del clero e della popolazione romana). Dopo le esternazioni di Matteo Salvini. Dopo la Waterloo dei Cinquestelle. Dopo il piccolo trionfo della Nuova Democrazia Cristiana che si chiamerà Coraggiocentro, Centroitalia o Italiadicentro o quello che decideranno Renzi, Toti, Letta senior, Berlusconi e Casini.
Bene. Edoardo Rixi, unico vero leader della Lega in Liguria, ha verbalmente liquidato il presidente della Regione suo alleato: sempre a Roma, ha detto, poco in ufficio e poi un accumulatore di assessorati, Sanità allo sfascio (ma prima come era?), alla fine, sempre secondo Rixi, un Giuda, per avere boicottato le entusiasmanti visioni quirinalizie di Salvini cominciate con l’indicazione della signora Casellati, poi passate a altre autorevoli signore, spesso a loro insaputa.
Rixi attacca Toti, la Meloni gli va dietro. Toti risponde per le rime. “Ma se tu hai fatto un governo con i Cinquestelle! Io che cosa avrei dovuto dirti?” . E alla leader romana: “E tu? All’opposizione di tutto, mentre noi cercavano di dare una mano a Draghi…”. Toti sviluppa tutto questo dialogo chiamando i partecipanti “Amici”. Lo avete notato? “Gli amici della Lega…” . “Gli amici di Fratelli d’Italia…”. “L’amico Rixi mi chiede di fare la valigie…”. “L’amica Giorgia mi manda al diavolo…”. Mentre il vero “amico” Bucci che cosa aggiunge? Risponde a chi lo forza (i soliti giornalisti): “Io sono amico di tutti”.
Sono confuso. Chiederò una definizione della parola al professor Coletti, accademico della Crusca. Nell’attesa consulto il mio Garzanti. “Amicizia: legame tra persone basato su affinità di sentimenti, schiettezza, disinteresse e reciproca stima… L’amico prediletto o eufemisticamente, l’innamorato. L’A. per la pelle, molto uniti. L’A. dell’uomo, il cane. L’A. del giaguaro….”.
Curiose amicizie quelle di Toti. Chissà quali sono quelle di Bucci. Cioè se è amico di tutti anche lui, come potrà essere amico di Toti-Rixi-Salvini-Meloni-Paita-Orlando-Berlusconi-Renzi-Calenda? E, perché no? Letta-Bersani-Fratoianni-Casini-Casellati-Cartabia-Conte-Toninelli e qui a casetta: Balleari-Cavo-Picciocchi-D’Angelo-Furlan-Rosso-Rossetti-Lodi-Dello Strologo-Sansa…
Il problema è che forse hanno troppi “amici” Toti e quindi anche Bucci. E che amici! Cioè che forse sarebbe meglio che avessero meno “amici” e qualche “collega” in più. Collega, commilitone, compagno…beh, compagno magari lasciamo perdere viste le “liasons” del centrosinistra.
Io sono geneticamente distorto dall’avere frequentato troppo, per lavoro, la politica delle “primerepubbliche”. Avere visto le amicizie fra i democristiani, quelle all’interno dei socialisti, e persino quelle dei vecchi compagni comunisti. Ma allora nessuno avrebbe mai definito un alleato di coalizione “ amico”. Mai Andreotti disse: gli amici morotei…per esempio. E Mancini : gli amici craxiani. O Cossutta. Gli amici miglioristi. Non li avrebbe chiamati nemmeno “compagni”.
Insomma. Prima delle elezioni comunali sarà meglio che il sindaco di Genova, anche senza tessere e “civico” più di un “difensore” e di un numero sul portone di un palazzo, verifichi bene le sue amicizie a che punto di tenuta sono. Che magari se fosse davvero troppo amico di Toti potrebbero essergli un po’ meno “amici” quegli altri, per esempio i Fratelli d’Italia a cui ha dovuto cedere il posto da vicesindaco che aveva riservato all’amico Piciocchi. O i sodali di Edoardo, certamente suo “amico” , ma chissà se ancora “amicone” di Giovanni. Perché potrebbe trovarsi di fronte alla scelta pericolosa sintetizzata nella frase assai comune: “Ma tu sei amico mio o amico suo?”. Ecco. In questo caso è meglio una banale tessera, magari plastificata che così non si rovina col tempo.
IL COMMENTO
Cuocolo, la dimostrazione che a Genova i "giovani" possono fare bene
Il senso civico di Besi