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L'approvazione in Commissione Giustizia al Senato dell'abolizione del reato di abuso d'ufficio ha generato polemiche, che a mio parere sono esagerate. Si è parlato di un colpo di spugna e del tentativo di minare la credibilità dei magistrati, esprimendo "tracotanza propria della peggior politica che sta restituendo a se stessa l'ebrezza di essere finalmente libera dal controllo di legalità" (Carlo Bonini - La Repubblica).

A costoro occorre ricordare che le statistiche stilate da organismi internazionali indicano nel degrado della giustizia italiana il motivo che scoraggia gli investitori esteri a scommettere sull'Italia. La giustizia italiana non è solo inefficiente, è anche ingiusta e partigiana perché ideologica e costituisce, dal 1992, un fattore di inquinamento del quadro politico. Tangentopoli non è stata solo una grande inchiesta penale, ma anche un profondo riassetto nei valori del quadro politico. Proprio la falsa rivoluzione del 1992 ha dato il via a una nuova "costituzione materiale" che ha affidato alla magistratura un compito che non le appartiene, una sorta di sorveglianza "etica" delle istituzioni politiche.

Recentemente, il Prof. Sabino Cassese, ex Presidente della Corte Costituzionale, ha dichiarato: "La situazione della giustizia oggi in Italia è peculiare." Ha evidenziato la dilatazione del ruolo dei giudici e la crescente inefficienza della giustizia. Molti osservatori concordano sul fatto che la magistratura sia diventata parte della governance nazionale, invadendo indebitamente il campo della politica e dell'economia. In alcuni casi, la magistratura cerca persino di prendere il posto della politica, controllando non solo i reati ma anche i costumi, stabilendo rapporti diretti con l'opinione pubblica e i mezzi di comunicazione, con una presenza continua nello spazio pubblico.

"In questa situazione", ha affermato Cassese, "le procure hanno acquisito un posto particolare, tant'è che molti esperti parlano di una 'Repubblica dei PM'." In tale contesto si inserisce l'iniziativa del Ministro della Giustizia Nordio, un magistrato preparato e competente che sostiene da oltre 25 anni il desiderio di avere una giustizia più efficiente e nutre un grande rispetto per la Magistratura di cui si sente ancora parte.

Richiesto di un commento sull'abolizione del reato di abuso di ufficio, il Ministro Nordio ha risposto: "Tutti i sindaci e gli assessori ne sono oppressi senza aver mai fatto nulla di male; perché il cittadino è la vittima finale di queste amministrazioni." Ha poi aggiunto che se su 5.000 processi istruiti in questi ultimi anni sono arrivate solo 9 condanne, significa che la norma, dopo 20 anni di cambiamenti e modifiche, è stato un vero fallimento.