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Cara Trenitalia, questo settembre ho compiuto 30 anni di pendolarismo. 30 anni avanti e indietro con i treni, da Chiavari a Genova, talvolta anche alla Spezia, o se mi viene in mente quella trasferta a Sanremo per fare un servizio sul festival! Ci ho messo oltre sei ore andata e ritorno! Come dimenticare…

Certo, “se abiti in riviera e hai i il mare e la cittadina figa a misura di persona sono ca… tuoi, la paghi facendo il pendolare”. È vero, ma il problema non è viaggiare, sono le condizioni di viaggio. Cara Trenitalia, prendilo come uno sfogo, visto che ti scrivo quando da un’ora sono seduta in stazione che aspetto che arrivi un treno che mi porti a lavorare.

Pensa che quando ero ragazza c’erano ancora gli accelerati (o me lo sogno?), quei treni che facevano tutte le fermate! Ne ho viste di cose in 30 anni quindi ti fiderai di quello che dico, della mia esperienza! Si fumava ancora in treno, in quegli e compartimenti da sei posti!

Ti ho visto crescere, nel tempo, ho visto i tuoi sforzi per migliorare. Ho visto i treni regionali passare da scomodissimi a due piani con la manovella da girare per aprire il finestrino, i più temuti in estate perché erano forni crematori senza aria condizionata, a quelli moderni di oggi, i rock, i pop… (a proposito potresti far sfasciare il treno tutto coperto dalla pubblicità del giro d’Italia, che ormai sono passati diversi mesi e non si vede nulla da dentro, sembra di essere in un tunnel perenne e con la vista che c’è, è un peccato, soprattutto per i turisti a caccia di foto panoramiche…). Ebbene, questi nuovi treni hanno addirittura le spine per ricaricare i telefoni o i computer! Fantascienza! Ho visto fare sondaggi in stazione per capire gli umori degli utenti. Ti ho visto rispondere alle richieste della Regione sugli orari, con aggiustamenti.

Ho provato l’ebbrezza di sentire, a bordo di un treno, tre o quattro volte nella vita, che “il treno è in arrivo in anticipo” è quasi me la sono fatta addosso dall’emozione. Ora ci sono addirittura, a bordo di alcuni treni, i gli schermi con scritte le coincidenze che troverai in stazione quando scenderai, con tanto di binario. Clap clap clap. Quando andata e ritorno trovo i treni puntuali, certi giorni, penso che se fosse sempre così sarebbe un bel viaggiare.

Ma c’è ancora tanto da fare: come ad esempio questo. È possibile che la Liguria sia spezzata in due per due ore al mattino, dal Tigullio (e valli annesse) a Genova? È possibile che non sia possibile arrivare a Genova t tra le 9 e le 11? Una volta mi avevi risposto che è una fascia poco frequentata, ma due ore mi sembrano tantine no? Non tutti lavorano alle 8 o alle 9, c’è chi fa i turni, chi deve andare a una visita medica, chi va in Università… insomma: si sono succedute le giunte regionali, le rughe sul mio viso sono aumentate, sono cambiati gli orari, ma nulla, per due ore non c’è verso di arrivare a Genova tra le 9 e le 11 dal Tigullio.

Poi: quando ci sono ritardi non è quasi mai dato sapere quale sarà il primo treno che arriverà a destino tra quelli che arrivano “vicini”. Battaglia persa. Poi, se un treno rallenta sarebbe cortesia dire a bordo il perché, visto che la gente ha degli impegni e almeno si fa un’idea del ritardo che sta per accumulare…

Poi mi spiegherai un giorno, ma bene, che giustificazione è quando all’altoparlante dite “il treno è in ritardo per ritardo nella preparazione del treno”?? Ma siete voi che preparate il treno mica un altro! È come se uno studente arrivasse tardi a scuola e dicesse alla maestra che il motivo è che ha gonfiato in ritardo le gomme della bici. Ma mi faccia il piacere…

Oltretutto, cara Trenitalia, tu dovresti essere la grande alternativa alle autostrade disastrate della Liguria, cioè la nostra salvezza! Sei molto più economica dell’auto. Anche se… attenzione, un biglietto freccia da Chiavari a Genova costa 12 euro!! Non è che sia proprio regalato… ma per i pendolari c’è l’abbonamento e anche la genialata della carta Tuttotreno, una salvezza per poter, diciamo così, prendere tutti i treni disponibili pagando una cifra ragionevole. Una delle cose migliori che abbiate fatto.

Conosco un signore che per andare a lavorare prende due treni andata e due ritorno (che fa quattro al
giorno), perché deve cambiare per forza per arrivare a destino (coincidenza peraltro scritta negli orari di Trenitalia). Ebbene, diversi giorni alla settimana perde la coincidenza per i ritardi ed entra in ritardo al lavoro.

Insomma, non si chiede puntualità 365 giorni all’anno, ma un po’ più di così sì.

Solo i pendolari sanno che cosa significhi scappare dall’ufficio di corsa per prendere il treno e poi scoprire che è in ritardo. Un senso di abbattimento totale.

Insomma, cara Trenitalia, certi giorni ho persino l’impressione che getterò la spugna, che vincerai tu. Che andrò a fare qualsiasi lavoro pur di non dover poi prendere un treno. Che butterò via anni di professionalità pur di poter andare a lavorare infilando la chiave nel motorino o in auto. Poi penso che domani forse andrà meglio e allora ci ripenserò.

L’altro giorno mia figlia, che è piccola, sentendo i frequenti lamenti sui ritardi mi ha detto: “Mamma, ma lavorare, rispetto a prendere i treni, è uno scherzo!”. Ha ragione, a volte il treno diventa il fine, invece che il mezzo. Dopo due ore che cerchi di raggiungere un posto non sai manco più dove stavi andando. E non va bene.