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GENOVA - Un anno fa ci eravamo ancora immersi, eccome. Per non parlare dell’estate del 2021 e di quella del terribile 2020.

Ma oggi il Covid è scomparso dalle nostre vite, dal nostro linguaggio, dalla nostra memoria. Se nella folla estiva spunta uno con la mascherina, lo isoliamo come facevamo con chi non ce la aveva fino a pochi mesi fa. Chissà quanti mesi fa?

Non c’è proporzione possibile tra la paura, l’incubo, lo spavento, il dolore di tanti malati, di tanti morti e la cancellazione di oggi. Non ci chiediamo neppure se con l’autunno dovremo affrontare una nuova vaccinazione, la quarta, la quinta, la sesta? Se arriverà quella che temevamo in modo quasi ossessivo, la nuova temibile ondata.

Insomma lo abbiamo cancellato il Covid, l’evento che ha più segnato l’umanità dopo la fine della seconda guerra mondiale. Sapevamo tutto, vivevamo incollati alla televisione e a ogni mezzo di comunicazione per cogliere ogni aspetto della grande pandemia.

Se spuntava una variante da qualche parte del mondo, correvamo a informarci minuziosamente. Poi la stretta si è allentata, per gradi, ma più velocemente di quanto avremmo supposto quando temevamo ( dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo) che non finisse mai.

Eppure sapevamo che le pandemie, il virus assassino, che ha fatto quasi 15 milioni di morti, si esauriscono in due anni. In questo caso del Covid 19 e del codazzo di sue varianti è durata un po’ di più, ma questo mondo di oggi iper collegato, iper connesso, ha sicuramente aiutato a allungare quei tempi.

Ora è finita e come dopo una grande spugna tutto è sparito: dalle notizie terribili di ogni giorno, quei bollettini con il numero dei decessi sempre più alti, con il picco da raggiungere e poi la “pianura”, in attesa che si scendesse, da quella legione di esperti che ogni sera ci accompagnavano quasi ossessivamente nei programmi Tv. Figure che sfilavano e che conoscevamo oramai come familiari. Cercavamo di tranquilizzarci e misuravamo le parole, perfino le espressioni visive, una per una, sicuri di trovare un briciolo di speranza.

Ricordo in una di quelle notti di angoscia di avere “girato” tutti i canali tv mondiali e di avere scoperto, ascoltando la torre di Babele dei linguaggi, che non c’era una televisione, un popolo, una nazione che non dedicasse la grande parte della sua informazione al Covid. Era rimasto senza respiro, cogliendo la totale globalità del fenomeno.

Di tutto questo, di questi anni che hanno cambiato senza dubbio il mondo, per poi farlo tornare uguale, cosa resta in fondo?
Ci sono ancora gli spaventati, pochissimi, quelli come i giapponesi del Dopoguerra che continuavano la loro isolata battaglia negli atolli dispersi negli Oceani lontani.

Restano purtroppo, e questo colpisce molto, le polemiche, gli odii, le divisioni scientifiche, le battaglie tra gli schieramenti politici.
Si va dai processi ai leader, come Conte e Speranza, nel caso italiano accusati di non avere fronteggiato bene l’emergenza, di avere commesso errori.
Ma chi non ha sbagliato qualcosa in quella epoca terribile soprattutto quella iniziale?

Semmai a quei pubblici amministratori andrebbe fatto un monumento, al di là dello schieramento politico. Sono stati i primi al mondo ad affrontare la catastrofe, senza sapere nulla. E complessivamente ci hanno salvato insieme al gruppo di supertecnici della Sanità, che ora vanno in pensione, permettendo al vaccino di arrivare in tempo.

Si passa per le polemiche personali, come quella che tocca da vicino Genova, contro Matteo Bassetti il direttore della Clinica di Infettivologia a San Martino, diventato un personaggio, un protagonista, probabilmente non solo per la sua capacità professionale, ma anche per una predisposizione alla comunicazione, per una disponibilità totale.

Lo hanno perfino denunciato 126 medici dell’Ordine di Genova, accusandolo di avere violato il codice deontologico con una serie di azioni “proibite” per un medico, propagandando farmaci, insultando i colleghi, perfino il vecchio premio Nobel, Luc Montagner.

Bassetti era in prima linea, quante vite avrà salvato con i suoi collaboratori? Quanto duro è stato il suo lavoro in questi anni?
La sua immagine è stata anche usata impropriamente e continua ad esserlo sul web per propagandare qualsiasi tipi di medicina, di formato, contro qualsiasi tipo di malattia, come in una valanga che non si ferma più. E che è una colossale truffa tecnologica.

Lo ripetiamo ancora: il Covid è stato cancellato, ma la risacca di una tempesta come questa, augurandosi che non si ripeta come molti profeti di sventure già vaticinano, porta a riva i relitti.

Davanti a tanti morti, a tante sofferenze non sarebbe meglio un silenzio di rispetto per chi ha pagato con la vita e per chi si è prodigato, rischiando anche la propria, per affrontare quel virus di cui sapevamo solo che uccideva nel modo peggiore?