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Si parla (e si straparla) molto e molto si scrive sulla sanità italiana. In particolare dopo la pandemia di Covid è andata sotto processo la sanità pubblica, così da spingere le forze politiche, soprattutto quelle di centro-sinistra, a chiedere una rigenerazione delle strutture di assistenza medica in Italia. Perché la sciagura del Covid ha dimostrato la debolezza della sanità di Stato, un tempo portata come esempio mondiale di efficienza e soprattutto universalità. Una sanità per tutti senza distinzioni economiche. L’Italia in questo era una bandiera.

Poi una ventina di anni fa, anche qualcuno di più, è cominciata la sistematica demolizione di questa sanità, prima svilendo il lavoro di medici e infermieri con paghe basse fuori mercato (da qui le fughe all’estero dove medici e infermieri sono pagati molto meglio e dove gli italiani, bravissimi, vengono accolti a braccia e borse aperte) e con un abbandono dello sviluppo delle strutture sanitarie. Per fortuna, nonostante questa indecente linea della politica italiana (linea abbastanza generalizzata cioè di destra e di sinistra perché al governo ci sono passati tutti!) le capacità sono rimaste. Lo dimostrano nomi e centri di assoluta qualità, come a Genova il Gaslini per l’assistenza pediatrica. Lo dimostrano illustri professionisti che operano in diverse città italiane anche nella nostra regione, richiamando molto interesse.

La Liguria sta ragionando su questa ricostruzione della sanità pubblica: gli ospedali e le case di comunità, la riforma dei pronto soccorso, e quella, importantissima, dei medici di famiglia. Ritorna, dopo essere stata a lungo denigrata, la sanità territoriale, vicina il più possibile a casa, proprio per evitare che tutto vada a finire nell’imbuto dei grandi ospedali regionali, destinati alle cure complesse. La chiamano appropriatezza.
Forse è giusta, in questa fase, la lettura della storia di Genova e di un signore che si chiama Ettore Vernazza (proprio quello della strada) e che, possiamo dirlo senza temere smentite, cinquecento anni fa fondò proprio a Genova la sanità pubblica universale.
Lo ricorda molto bene l’avvocato rotale Emilio Artiglieri, che sta postulando la causa di beatificazione e canonizzazione di Vernazza. Genova si sta preparando a celebrarlo degnamente nel 2024 quando ricorreranno i cinquecento anni della sua morte.
C’è una compagnia di volontari che si chiama del Mandiletto rifatta nel 2020 erede della storica associazione che volle proprio Ettore alla fine del ‘400 che si sta occupando della celebrazione.

“Vernazza - spiega Artiglieri – era discepolo di santa Caterina Fieschi-Adorno. Inventò le visite a domicilio di chi aveva bisogno di assistenza e proprio il Mandiletto, cioè il fazzoletto, serviva a coprire il volto del donatore quando andava nelle case degli ultimi a lasciare gli aiuti di ogni genere. Poi fondò l’ospedale degli Incurabili affetti da sifilide e si adoperò perché fossero creati “pubblici studi” al servizio dei poveri dove si elargivano lezioni di medicina, filosofia e teologia, ma soprattutto con le sua istituzioni Vernazza garantì a chi aveva bisogno l’assistenza medica e legale, attraverso l’Ufficio di Misericordia. Insomma il medico pronto sotto casa!
Morì giovane di peste dopo aver fondato il Lazzaretto che sorgeva alla Foce.
Dunque merita davvero la beatificazione e, forse, anche che qualche politico e amministratore perda dieci minuti per leggere che cosa aveva fatto questo sant’uomo.

Sarò partigiano, ma ancora una volta un genovese del Cinquecento anticipò alla grande quello che poi fu fatto qualche decina di anni fa (1978) con la coraggiosa (e anche contestata) riforma della sanità e la creazione di una forte sanità pubblica, garantita e gratuita per tutti.
Per chi volesse seguire la celebrazione della ricorrenza, questa si svolgerà nella chiesa di Santa Caterina da Genova in Portoria martedì 27 giugno alle ore 18 presieduta del cardinale Bagnasco.