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GENOVA - Hanno fatto la pista ciclabile, che finalmente ha messo a tacere gli inevitabili detrattori, dopo quasi venticinque anni hanno rifatto Corso Italia, la nostra "Promenade", che potrebbe essere una delle più belle d’Italia.

Tutto è pronto per la corsa al mare nell’estate trionfante, per ora capricciosa, ma sempre estate.  Estate uguale, mare, spiagge, ombrelloni, piscine, cabine, eccetera eccetera.

Ma come sono le spiagge di corso Italia, come è "l'offerta" complessiva di questa strada, pronta a un rilancio, meglio a un rimbalzo, dalla creazione del mitico Water Front di Levante, che sta collegando tutto il fronte ineguagliabile della nostra costa con l’obiettivo di rilanciare l’immagine di 38 chilometri di affaccio al mare, per una delle città più "lunghe", almeno in Italia?

Provare per credere. Affacciarsi, scavalcando tra un ciclista, un pedone, un runner, la pista ciclabile.

Provare soprattutto da Punta Vagno in avanti, verso Boccadasse, il luogo della bellezza cantata, vissuta, unica, il gioiello di spiaggia, barche, panorama racchiuso nel borgo intatto…

Dopo i San Nazaro, stabilimento storico, che offre il primo assaggio estivo con i suoi ombrelloni bianchi e rossi, ecco lo sprofondo dei Capo Marina, potremmo dire ex Capo Marina, perché non hanno più neppure il nome, sono diventati una ampia spiaggia libera, immensa e ancora totalmente degradata. Contenitori di rumenta colmi fino all’orlo, piscine piene di acqua verde, una desolazione assoluta in attesa di cosa?

Dell’intervento comunale? Nel primo giorno di tramontana estiva, mare piatto, acqua limpida, due isolati bagnanti spiccano nel deserto di quello che è stato uno degli stabilimenti "storici".

La desolazione dell’abbandono confina con il cantiere dello scolmatore del Bisagno, una zeppa che acceca un altro stabilimento "storico", gli Squasch, celebri anche perché lì fu inventato e importato da un imprenditore intelligente, Alessandro Puri, della nobile schiatta, il famoso sport in voga dagli anni Settanta-Ottanta.

Il cantiere è fermo per le solite beghe legali e lo stabilimento esiste eroicamente anche a questo, dopo avere già sopportato l’altro cantiere, quello dello scolmatore del Fereggiano, opera salvifica per le alluvioni, ma che ha tenuto in scacco questa onorata spiaggia per interi lustri.

E non è finita anche se siamo nel cuore di Corso Italia. Perché subito dopo vengono "I Militari", un altro stabilimento dal destino incerto, un po’ aperto, un po’ chiuso, sempre un po’ provvisorio.

Poi viene l’oasi che ci trasporta fino a san Giuliano, alla spiaggia "protetta" dal gioiello dell’Abbazia finalmente restaurata, ma ancora incerta nel suo utilizzo. Museo dei cantautori nella magica curva che punta Boccadasse?

E si arriva al mitico Lido, il re di tutte le spiagge genovesi e non solo, il gigante dell’accoglienza balneare con le sue tre piscine, centinaia di cabine e di ombrelloni, lettini, sdraio, i ristoranti, le palestre.

Ha cambiato proprietà da oltre un lustro, tramontata l’era dei Rizzo e il suo difficile finale con la morte immatura dell’erede, Francesca Rizzo. E in contemporanea il bellissimo progetto di totale ristrutturazione di Mario Corica, manager ambizioso , affondato colpevolmente da una politica "cattiva", imprevidente.

Ora ha tre "padroni", nel senso di soci, veri leader imprenditoriali in settori diversi, Bruschettini, Ballestrero e Di Gregorio.

Ha resistito a una apocalittica mareggiata nel 2018, costata una parziale distruzione e tre milioni di danni.

Lo hanno rimesso in piedi, funziona, cresce nel boom degli abbonamenti estivi, cerca di resistere, di inseguire le sue vocazioni storiche, quelle, appunto, del leggendario commendator Rizzo, che faceva sfilare qua nei concorsi di bellezza Sofia Loren e Rosanna Schiaffino.

Resta il punto centrale di un possibile rilancio di Corsa Italia. dove si immaginano grandi alberghi, collegati a una spiaggia hawaiana, cabine-suite, scuole veliche e di surf, spettacoli e intrattenimenti, insomma il cuore dell’estate genovese, al profumo del pitosforo delle sue siepi, che uno storico frequentatore, come Paolo Villaggio, non si stancava di ricordare ogni volta che gli si chiedeva di Genova.

Si aspetta e si spera, anche un po' al sicuro dalla rivoluzione balneare europea, perché il Lido è quasi tutto di proprietà dei suoi azionisti.

La concessione pubblica riguarda solo una parte della spiaggia.

Dopo il Lido si sprofonda di nuovo, superata l’ esclusivissima Motonautica, il suo scalo, il suo circolo, le barche custodite nella pancia del box sotto corso Italia.

Anzi prima della Motonautica finalmente si sono messi a lavorare per sostituire quello scandaloso impianto lava macchine che "ottundeva" una delle viste più belle di Genova e del mondo con una pizzeria ora in costruzione.

Ma corso Italia accecata e degradata lato mare non finisce li, perché per arrivare a Boccadasse, alla sua chiesa, al borgo incantato, al suo Sant’Antonio, alla statua sprofondato sul fondo della piccola baia, per la gioia dei nuotatori come me, che si fanno benedire nuotandoci sopra, c’è un ultimo pugno nello stomaco.

L’ultimo stabilimento, forse il più bello di Genova, quello che si appoggiava proprio a Boccadasse, con cabine abbarbicate sugli scogli, è chiuso da anni, un rudere che forse sarà finalmente riscattato, ma che per l’ennesima estate è un buco nero, sul quale i turisti che arrivano in fondo a corso Itala, si affacciano sconcertati.

Avete salvato il soldato Ryan, salvate a Genova anche corso Italia non solo in bicicletta, ma tra gli ombrelloni, le piscine, le sdraio, i lettini e i salvagente di spiagge, dove ti puoi incantare aprendo lo sguardo sul grande golfo di barche, di navi, di surf, di vele, insomma di mare... il nostro mare.