Commenti

2 minuti e 23 secondi di lettura

Negli anni d’oro del Pd furono inventate le primarie. Metodo per l’Italia assolutamente innovativo, perché voleva dire che il candidato a un posto di guida politica, dal sindaco al presidente della Regione ai parlamentari, sarebbe stato scelto attraverso il voto di una platea ben individuata. Nel caso specifico del partito democratico, a votare sarebbero stati gli iscritti e i simpatizzanti. Procedura in parte rischiosa perché nella categoria “simpatizzanti” avrebbero potuto infiltrarsi anche i guastatori di altri partiti. Pazienza. L’ assoluta novità del metodo, davvero democratico, valeva il rischio di qualche inquinamento esterno.
Purtroppo le cose buone presto si dimenticano e prestissimo si accantonano. In politica, poi, nei partiti soprattutto, ogni cosa riuscita si cancella con la velocità della luce e così le Primarie sono finite nel cassetto zeppo dei bei ricordi d’antan.

Ora il Pd genovese deve scegliere il candidato sindaco che dovrà affrontare il sindaco uscente, Marco Bucci.
Indubbiamente una sfida non facile, ma assolutamente “possibile” perché, si sa, la politica è variabile assai. Guardate il movimento improvviso e incontrollabile dei “novissimi denigratori” di Draghi, terrorizzati dalle elezioni e da dover lasciare in anticipo Montecitorio.
Quindi nella terna di candidabili che il Pd genovese avrebbe pronta, formata da un illustre avvocato, Ariel Dello Strologo, da una pugnace consigliera, Cristina Lodi e da una outsider di profilo nazionale come Anna Maria Furlan, ex segretaria generale della Cisl, dovrebbe essere scelto un nome da spendere per la carica di Palazzo Tursi.

E qui saltano fuori le correnti che tutti si sgolano a dichiarare inesistenti e che, invece, stanno lavorando eccome! Dunque essendoci maretta i dirigenti si salvano come? Tirando la palla a Roma. Metodo penoso per un partito forte come il Pd genovese, nonostante un recente passato di tormenti e prevedibili errori soprattutto sui nomi da spendere con le elezioni.
A Roma circola voce che dovrebbero dire la loro il segretario Enrico Letta (e ci mancherebbe se fosse il contrario) e… E basta? No. Anche il ministro Andrea Orlando. Ma che cosa c’entra il ministro Andrea Orlando? E’ spezzino e non genovese. Non rappresenta nemmeno gli elettori liguri perché è stato eletto nella circoscrizione dell’Emilia Romagna. Allora?

Allora è capo della corrente maggioritaria del partito in sede locale e quindi…
E quindi la corrente maggioritaria, secondo questo metodo, dovrebbe indicare il candidato. Non più il popolo degli iscritti e dei simpatizzanti. Ma un’area che seppur ampia e sempre parziale.
Francamente, al di là dell’indubbia e mai messa in discussione, capacità politica di Orlando, come più volte ho scritto, mi pare che in assenza di un nome unitario magari individuato “per acclamazione” sarebbe naturale dare agli iscritti la forza di scegliersi il candidato da opporre a Bucci. Quindi mettere i tre nomi a disposizione dei votanti e attendere serenamente il risultato.
Purtroppo nel nostro Paese il ricorso alle urne sembra essere diventata un’operazione tremendamente fastidiosa.