Commenti

2 minuti e 8 secondi di lettura

 

EMILIA ROMAGNA - Un'Apocalisse di acqua e di morte. L'Emilia Romagna è devastata e conta i morti, già nove, oltre gli sfollati, oltre novemila. Ventuno fiumi tra Bologna e Rimini hanno rotto gli argini e sono esondati.

In ore di lacrime e fango, ci si interroga sui motivi meteorologici delle tragiche alluvioni che hanno colpito due volte in soli 15 giorni questi territori, con acqua caduta per quantità e tempi brevi mai vista in quasi un secolo. Storicamente, le zone più impattate da tali fenomeni in Italia sono sempre state quelle del versante ovest, con episodi frequenti in Piemonte, Sicilia, Sardegna e Liguria. Già la Liguria. Da queste parti, purtroppo, di alluvioni ce ne intendiamo. Il primo evento censito risale al 1646, quando, nel territorio di Campo Ligure (GE), si registrarono alcuni sfollati dovuti alle piene dei torrenti Ponzema e Angassino che provocarono danni a case, ponti e campi. Da allora, fino a oggi non si contano eventi più o meno eccezionali in tutte e quattro le province, causando morti, dispersi e feriti.

La nostra, si sa è una regione, fragile che in certi punti negli anni del boom edilizio è stata devastata da colate di cemento: troppo spesso si è costruito vicino a corsi d’acqua o si è scelto di effettuare tombinature e canalizzazioni senza effettuare studi idraulici.  Genova in questo senso ne è la prova provata. Il rio Fereggiano che passa in mezzo alle case in quartieri molto popolosi ha più volte provocato disastri. Per fortuna è stata fatto lo scolmatore mentre a Sestri Ponente c'è attesa per la fine dei lavori di messa in sicurezza del bacino del Chiaravagna.

Ma ora c'è il problema legato all'altro scolmatore, quello del Bisagno. La galleria da 200 milioni è al terzo anno di cantiere ma ancora a meno del 10 per cento di realizzazione. Intanto i prezzi delle materie prime sono aumentati, i costi lievitati e mancano le coperture. Urge muoversi, perché il tempo è già finito ce lo dimostrano, se mai ve ne fosse ancora bisogno, le immagini che vediamo in questo giorni arrivare dall'Emilia Romagna.

Genova negli ultimi anni indubbiamente fa ha fatto abbastanza per mettersi in sicurezza ma l'Italia in generale poco o niente. Siamo il Paese delle alluvioni cicliche e del rischio frane più alto d’Europa e per prevenire queste calamità in 7mila comuni a “rischio idrogeologico” servono 26 miliardi di euro. In 20 anni (e 14 governi) ne ha usati solo 7, un quarto del necessario. Il dato è scritto nero su bianco nelle ultime indagini della Corte dei Conti sull’uso dei fondi per questa “missione” dello Stato. La natura sembra "impazzita" ma l'uomo non è da meno.