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Confesso che Elly Schlein, con la quale non mi sembrava fino a ieri, di avere molte politiche coincidenze, mi è diventata simpatica soprattutto perché, senza dire molto, è riuscita a fare incavolare mezza sinistra bacchettona, suscitando poi nella destra reazioni di una incredibile banalità, tipo: invece di andare dall’armocromista pensi ai precari, invece che finire sulle pagine di Vogue dia l’intervista al Guardian eccetera. Tutte invidie. Poi il deputato  forzista Rubano ha mandato in crisi il governo perché era chiuso nel wc, luogo notoriamente destinato alle più delicate riflessioni, e il collega Zaffini era affannato in camper in viaggio da Strasburgo, mentre a Montecitorio si votava il Def,
e allora la polemica sulla consigliera non politica ma cromatica della leader del Pd è smorta come fanno i colori soprattutto nella politica.

Ma l’altro ieri a Sestri Levante la Elly col suo gessato blu devo dire che ha azzeccato in pieno lo spirito genovese. Dove l’armocromista avrebbe davvero poche chances di successo essendo storicamente lo stile locale impostato sulla scelta fra due colori: il grigio e il blu. Che sono i colori degli abiti genovesi, come sostiene Pippo Marcenaro , l’unico vero legame della popolazione con la Gran Bretagna insieme alle cravatte regimental.
Ma il guaio per la Schlein, che in quanto a stile da’ lezioni a molte colleghe, è che i colori genovesi rappresentano con rigida consequenzialità anche quelli della politica, soprattutto di una opposizione che di colori ne usa proprio pochi. A parte i colori dei no, per ora non se ne sono visti molti. Certo il rosso della bandiera rivoluzionaria è sbiadito nella citta’ dove è nato il partito socialista e pure il compagno Togliatti che nei 130 anni dalla nascita in via Bellucci e dal battesimo al Carmine non e’ stato ricordato da nessuno.

La mia speranza di cronista politico d’antan è che Elly che, a Genova grigia e blu ha avuto il più forte consenso nazionale, porti dopo le parole i fatti dell’opposizione che fanno bene anche ai governi. Che fanno bene a tutti. E con i fatti anche i nomi di coloro che dovranno ridipingere il futuro della sinistra locale che si appresta a contrastare elettoralmente il centrodestra.
Fatti e nomi, programmi definiti non vaghe proposizioni e  persone della societa’ civile, come si affermava un tempo, che sappiano dare volti e anima a queste idee. Non è vero che non ci sono. Bisogna cercarle e costruirle in una campagna elettorale che non finisce mai e soprattutto comincia sempre molto presto.

L’armocromista dice che Elly è Inverno. A Genova deve confrontarsi con autorevoli compagni che sono , i piu’ vivaci , inquadrabili in Autunni, anzi in Novembri! Insomma un “vaste programme”.
Il 12 agosto del 1953, in uno chalet della Val Veny, il segretario generale del Pci, Palmiro Togliatti in vacanza a Courmayeur, riceveva l’inviato di Stampa Sera scusandosi di essere senza giacca. Sui monti metteva nell’armadio il celebre doppiopetto blu che gli aveva confezionato un sarto napoletano quando il  Migliore nel marzo del 1944 era rientrato dal lungo esilio sovietico. E’ indimenticabile la fotografia che Vezio Sabatini fece a Aldo Moro in abito grigio avorio  sulla spiaggia di Terracina, che cammina dando la mano alla figlia Agnese. “Lo faceva per rispettare le istituzioni” spiegò la figlia.

Tina Anselmi era nel vestire rigorosa come una suora, e  Nilde Iotti, celebre per gli abiti scuri e le camicie bianche  con colletto. Ma da presidente della Camera passo’ ai pois e ai tessuti con  fiori , quelle rose vivaci che avevano fatto innamorare Palmiro quando la incontro’ la prima volta in ascensore.
Insomma ognuno ha il suo abito, ma soprattutto i suoi colori. L’armocromista della neosegretaria del Pd ha azzeccato perfettamente le stagioni genovesi e i colori che a queste si confanno.

Basta che ai colori seguano i fatti e agli inverni le primavere. La sinistra italiana e ligure ne ha urgente bisogno. Potrebbe chiedere aiuto all’armocromista forse scritturarla per il prossimo congresso.