Commenti

3 minuti e 37 secondi di lettura

E fatemelo dire: una vera figura di merda! Mi scuso subito per la parolaccia, che non è ammessa. Ma come pensate che nella vita reale abbia reagito il corpo elettorale di Fratelli d'Italia, a Imperia, quando ha saputo che il candidato sindaco sul quale i dirigenti liguri avevano suonato la grancassa veniva bellamente scaricato, a un mese e qualche spicciolo di giorno dal voto di metà maggio? Con quella parola. O anche peggio.

Luciano Zarbano, che era il designato, di mestiere fa l'ufficiale dei carabinieri e siccome ha una faccia sola ha compiuto il passo indietro sul simbolo, ovviamente. Però ha deciso di andare avanti da solo e dunque si candida come "civico" puro. Se dovessi definirlo, mi pare evidente che sia una vittima di quanto accaduto.

Cara premier e leader di FdI, Giorgia Meloni, capisco che con tutti i problemi italiani di cui deve occuparsi è probabile che non abbia avuto tempo e modo di mettere la testa su Imperia, unico capoluogo ligure alle elezioni. Ci avrebbero dovuto pensare coloro che sono delegati alla bisogna, in primis il coordinatore regionale Matteo Rosso, poi il senatore sanremese della Repubblica Gianni Berrino, poi i maggiorenti locali del suo partito.

Ora, a meno di non voler fare violenza alla realtà non è che ci volesse un genio per immaginare che Fratelli d'Italia avesse una sola alternativa: appoggiare l'ex ministro e sindaco uscente Scajola oppure esibire un candidato talmente forte da vincere in casa sua. Detto con tutto il rispetto: secondo quale mente "illuminata" Zarbano poteva avere esattamente questa caratteristica?

Hanno pensato di speculare, i dirigenti liguri e locali di FdI, sul traino di Meloni e sul suo successo del settembre scorso. Ma le elezioni comunali sono un'altra cosa rispetto alle politiche e un dubbio se lo sarebbero dovuti far venire, alle latitudini della "fratellanza", se il governatore della Liguria Giovanni Toti si è affrettato a sostenere Claudio Scajola dopo anni nei quali i loro rapporti erano stati freddi. O alcuni "fratelli", approfittando della situazione, ragionavano pure contro Toti?

La Lega ci ha messo un attimo di più solo per tattica e avendo da risolvere la grana di Ventimiglia (altro Comune alle urne), poi chiusa al meglio. Invece FdI ha tirato dritto, per la serie: "Adesso gliela facciamo vedere noi!". Un peccato di valutazione e di arroganza che il partito nazionale alla fine ha corretto, forse con l'intervento del presidente del Senato, Ignazio La Russa, come si è detto da molti parti. O forse no. Ma questo non è importante.

Semplicemente, a Roma hanno ritenuto che l'unità della coalizione, simboli o non simboli in campo, fosse più importante di qualsiasi altra considerazione. Ufficialmente. Dietro le quinte, invece, è stato più prosaicamente compreso che forse non era il caso di esporre il partito a una "conta" nella quale i margini della sconfitta erano troppo ampi. E che sarebbe stata tanto più bruciante considerando che sarebbe maturata contro un uomo proprio del centrodestra, con cui Meloni ha sempre avuto buone relazioni.

Questo vuol dire che Scajola ha già vinto? I pronostici sono per lui, addirittura in molti casi con previsione di successo già al primo turno. Ma ovviamente non ci sta il centrosinistra e men che mai Ivan Bracco, il candidato del Pd e di tutta l'area. E dire che proprio il Pd aveva fatto di tutto per guadagnarsi la palma del miglior pasticcione politico. Ha puntato su Laura Amoretti, ma avendo contemporaneamente la candidatura di un proprio esponente quale Domenico Abbo, che aveva inizialmente convinto Bracco a fare un passo di lato. Dopo inenarrabili litigi, quando si è trattato di riprovare a mettere d'accordo la coalizione, e visti anche i sondaggi elettorali, nel centrosinistra c'è stata però una repentina macchina indietro. Con ritorno su Bracco, che così ha finito per prevalere.

Tuttavia, sembrava davvero il peggio la vicenda "piddina". Arricchita, come giustamente osserva il collega Mario Paternostro su questo stesso sito, dalle scelte della neo-leader Elly Schlein sulla segreteria nazionale, che ha tagliato fuori i liguri sebbene siano stati i primi dirigenti interni, e fra i pochi, a incoronarla.

Ma siccome al peggio non c'è fine, i Fratelli d'Italia sono riusciti ad andare oltre. Gli unici intonsi? Seppur per ragioni diverse, e con percorsi non uguali, da una parte Scajola e dall'altra Bracco. Meno male che alla fine la partita se la giocheranno loro due. Se non altro si capisce di che cosa parlano e che cosa propongono.