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C’è stato un tempo oramai molto lontano nel quale a Genova mettersi contro l’establishment partitico politico, e non solo, era molto difficile.  Non che oggi sia facile, ma tutto è più “liquido”.

Sfidare il blocco che governava le istituzioni e occupava tutti i ruoli chiave della città, sopratutto dopo che il potere civico era stato conquistato dalla alleanza dei socialisti con il Pci, era un po’ un’impresa da Don Chisciotte.

C’erano all’opposizione  del sistema, che comprendeva anche la marmorea e mutante Dc dei governi romani e delle possibili alleanze locali e i suoi alleati “laici”, gli eleganti liberali della famosa triade Biondi-Gamalero-Cassinelli, all’estrema destra, allora fuori dall’arco costituzionale, Gianni Plinio e Giorgio Bornacin del Msi, che poi avrebbero conquistato negli anni ruoli e importanza dopo il fatidico 1994.

E poi c’erano i ribelli esterni, lontani in partenza da ogni partito o, comunque, insofferenti, che si muovevano in una zona franca, libera, che lottavano per avere rarissimi spiragli di audience. Di loro  ci siamo dimenticati, malgrado il  moto libertario, cui una città democratica deve molto.

Tutto questo mi è venuto in mente leggendo la notizia della morte a 86 anni di Vincenzo Matteucci, un grande medico dentista, generoso e capace nella sua professione, ma anche fondatore di un Movimento Indipendentista, che agitava parecchio le acque in quel clima partitico, ingessato e solido, che poi sarebbe clamorosamente caduto.

Matteucci perseguitava noi giornalisti con le sue battaglie per sostenere la necessità di liberare Genova e la Liguria e renderle indipendenti dal soffocante potere centrale, dal giogo dei partiti. Inondava la città di volantini che testimoniavano la sua battaglia, mollava il camice bianco nel suo studio, dove curava spesso gratis chi aveva bisogno, e girava impetuosamente la città.

Molti lo consideravano una macchietta, ma dietro il suo movimento c’erano idee e spinte che poi avrebbero avuto un senso.

In qualche modo si muoveva al fianco di un altro grande personaggio, ingloriosamente dimenticato, Sergio Castellaneta, figura unica nel nostro panorama, grande medico, anzi presidente dell’Ordine per tanti anni, che hanno lasciato il segno per la modernità delle soluzioni che proponeva tanto per fare un esempio nella realizzazione dei nuovi ospedali, nella rivoluzione dei Pronto Soccorso.

Era stato un liberale insofferente. E’ stato uno dei primi leghisti di Genova, dalla travolgente popolarità, dalla capacità tribunizia ineguagliabile, attraverso gli schermi di Telegenova. Se la Lega si è insediata a Genova, e ora è al punto che conosciamo, grande merito è anche di quel medico travolgente, capace di richiamare folle, di riempire teatri con la sua oratoria anche sopra le righe.

Se lo sono dimenticati anche loro e a cinque anni dalla sua morte improvvisa, quella sua storia irruente e trascinante sembra archiviata.

Eppure Castellaneta , tanto polemico da lasciare la Lega e il Parlamento dopo due legislature densissime e dopo l’alleanza con Berlusconi e da fondare un suo movimento, “Per Genova”, sfiorò addirittura la poltrona di sindaco, perdendo il ballottaggio da Pericu nel 1997, per poche migliaia di voti.

Matteucci e Castellaneta hanno aperto molte strade che sembravano allora percorsi assolutamente fuori da un territorio praticabile da quella politica segmentata.

Eppure erano degli antesignani in molte materie, come quella della sanità da riformare, o come quella di una politica fiscale nuova. O come le rivoluzioni autonomiste che ora avanzano con Toti e Bucci.

Castellaneta stava lavorando a un libro sulla sua vita  e sulle sue battaglie, che avevo l’onore di scrivere con lui, e che sarebbe stato un perfetto testamento. Praticamente è mancato correggendo le bozze di quel testo, che era anche un racconto di Genova, della nascita della Lega, delle sue involuzioni, del sistema sanitario. Purtroppo eredi poco sensibili e amici poco riconoscenti hanno impedito la pubblicazione, i cui proventi sarebbero stati devoluti alla Gigi Ghirotti. E il tempo è passato.

Così solo noi vecchi cronisti possiamo ricordare i volantini di Matteucci e le gesta indimenticabili di Sergio Castellaneta. Due che certo non erano politically correct…...