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Fa un po’ girare la testa questa incessante esposizione della Genova che sarà, attraverso i “rendering” che vengono continuativamente presentati, per spiegare come saranno i cento, mille progetti che Genova, la città, il porto stanno lanciando. Ogni giorno un progetto prende corpo nella simulazione fotografica, sovrapposta alla realtà attuale, e scopriamo come sarà il Waterfront di Levante, che per fortuna vediamo anche “in corpore vili” apparire sul serio, se ci sporgiamo nella zona dell’ex Fiera, immaginiamo “de visu” come sarà il nuovo Hennebique che aspetta di essere “lavorato” in mezzo al porto, come sarà la Diga, madre di tutti i progetti, che cambierà faccia al porto e alla città. Ci ingiuggioliamo a scoprire la funivia che ci porterà a Begato, partendo dalla Stazione Marittima (più o meno) e, sorvolando il Lagaccio, approderà in eleganti cabine al forte del Righi. Proviamo ebbrezza a “completare” gli Erzelli, che aspettano ancora un bel po’ di esecuzioni, tra nuovo ospedale e la Facoltà universitaria. Ci tuffiamo nel mirabolante tunnel subportuale, assaggiando il fondo del nostro scalo in mezzo a una galleria.

Insomma, dacci oggi il nostro “rendering “ quotidiano, così possiamo galoppare con l’immaginazione, ma anche con la speranza di una nuova Genova, che sbucherà dalla miriade di cantieri, che ci aspettano e che già ci sono. Proiettiamo tutto questo, immaginando le date finali nelle quali i rendering diventeranno realtà, a incominciare dai più attesi, come quelli del Terzo Valico (2026 o 2027?), come il grande tunnel subportuale (2030?), come il nodo di san Benigno (???????). Senza calcolare i mini rendering, i progetti più piccoli, che sbucano dalle mani di grafici oramai specializzati fino ai dettagli. Tutto questo ci fa vivere, e ci farà vivere ancora per un bel po’, in una realtà virtuale, nella quale molto si può sognare, ma che se giriamo l’occhio sulla realtà quotidiana ci preoccupa. Possibile che tutti i sogni si avvereranno e che, pezzo dopo pezzo, i progetti, innaffiati dai miliardi del Pnrr e da altri succulenti fondi finanziari, diventeranno realtà?

Sarà così, ma io preferisco ancora compiacermi dei fatti che posso toccare con mano e vedere con gli occhi la realtà, non i rendering a getto continuo.
Come per esempio l’evento magico che si è consumato l’ultima settimana, quando è caduta l’ultima barriera del cantiere che da diciotto anni, dico diciotto anni, accecava Galleria Mazzini. Ripeto: diciotto anni dopo è stato tolto il cantiere che dal 6 aprile del 2005 chiudeva quasi completamente l’occhio Nord della Galleria, che qualcuno continua a chiamare pomposamente “il salotto di Genova”.

Sembrava impossibile che questa storia infinita finisse, che la luce rientrasse in galleria, che i locali pubblici, gli sventurati esercizi commerciali, sopratutto i due bar in testa alla Galleria, “accecati” nella vista, ma anche negli affari per diciotto anni, potessero sentirsi in una condizione di accessibilità normale, che il pubblico godesse di un ingresso non impedito da cantieri, paratie, barriere. Era subentrato, in quel luogo storico e in qualche modo magico della città, una specie di rassegnazione, tra quel cantiere eterno e gli altri, necessari ma invasivi, che occupavano il percorso sotto le grandi vetrate.

Oramai ironicamente si brindava a ogni anniversario del cantiere, da uno a diciotto, mentre si succedevano sindaci e assessori, pronti a promettere che avrebbero liberato Galleria Mazzini e destinati a raccontare delle fandonie. Finalmente sono arrivati Bucci e Picciocchi e forse anche un po’ Toti, nello spingere i finanziamenti per concludere i lavori e, seppure anche loro con un bel ritardo rispetto alle promesse, hanno proceduto alla liberazione.

Confesso che scoprendo la luce e l’aria pulita che entravano mi sono fermato, quasi un po’ commosso, in cima alla Galleria. Stavo toccando con mano la realtà, senza sfogliare nessun rendering.

(Foto a destra di Galleria Mazzini da Facebook di Maurizio Romeo)