Il 1980 segnò l’arresto del capo delle Brigate Rosse, avvenuto in una centralissima via di Milano. Davvero stava chiudendosi un’epoca, un decennio di sangue e di terrore, che si lasciava alla spalle anche a Genova decine di vittime innocenti. Cominciavano i grandi processi che avrebbero dovuto chiarire tutto o quasi. Ma ancora oggi, ahimé, esistono molti punti oscuri. Per esempio: perché Riccardo Dura uccise Guido Rossa, che ruolo aveva avuto la colonna genovese nel sequestro del presidente della Dc Aldo Moro? Chi erano stati i fiancheggiatori? Molto lavoro e molte risposte sono state fornite dalla Commissione parlamentare sul rapimento e l’omicidio di Moro. Qualche libro ha fornito tesi, proposte di analisi. Ci sarebbero ancora molte questioni da approfondire e, come stiamo vedendo anche in questi giorni con la presentazione del docufilm di Marco Bellocchio “Esterno notte”, tutte le volte che si raccontano gli “anni di piombo” le polemiche si accendono.
La terza puntata della nostra docuserie chiude gli anni Settanta.
Cinque anni ancora di giunta di sinistra a Genova, con il sindaco Fulvio Cerofolini, socialista lombardiano, molto amato dai concittadini, molto popolare e gran lavoratore, che mettono in moto il cambiamento della città. A cominciare dai piano di recupero del centro storico, proprio con la realizzazione della Facoltà di Architettura a Sarzano, grazie anche alla straordinaria volontà del preside Edoardo Benvenuto e all’affascinante progetto di Ignazio Gardella.
Sono gli anni in cui Genova vecchia viene divisa in porzioni e ognuna di queste affidata a un grande architetto. Sarzano a Gardella e Grossi Bianchi, le alte case del Molo a Renzo Piano che sognerà passerelle sui tetti con gli asili e le scuole agli ultimi piani, i Barbiano di Belgiojoso a occuparsi della perla del Carmine , con la sue salite amate da Antonio Tabucchi (che in quegli anni insegnava Lingua e Letteratura Portoghese nella nostra Università). I vicoli di Prè amati da Fabrizio, sono affidati a Giancarlo De Carlo, fine intellettuale e magnifico docente, a Cesare Fera il piccolo quartiere di Borgo Incrociati.
Ma gli anni ’80 segnano anche la realizzazione di edifici abbastanza “rivoluzionari”. Come la nuova Corte Lambruschini progettata dall’architetto Piero Gambacciani davanti alla stazione Brignole.
Poi toccherà a Giovanni Spalla ridisegnare niente meno che Palazzo Ducale, trasformandolo nel palazzo della cultura, in una cerniera strategica tra la città ottocentesca e quella medioevale. Un’operazione che riuscì anche grazie all’impegno di un super-manager, Guido Albertelli, leader della Ip, la Italiana Petroli.
Sarà Cerofolini con l’assessore ai Lavori Pubblici, Renato Drovandi a lanciare il concorso per la ricostruzione, dopo quarant’anni del Teatro Carlo Felice.
E ancora la giunta di sinistra, ormai alla fine del suo decennale mandato (poi cederà il comando al pentapartito di Cesare Campart) comincerà a gettare le basi della rinascita e della invenzione del Porto Antico e chiamerà per questo disegno proprio il genovese Renzo Piano.
Chi ha l’età giusta provi a ricordare che cosa era Genova alla fine degli anni ’70. Quando piazza De Ferrari era un crocevia di automobili e bus che nascondevano la fontana e il teatro un cumulo di macerie, segno di oltre quarant’anni di vergogna.
Con la nostra docuserie (primo passaggio il lunedì e il giovedì alle 18.30, poi repliche serali e sempre on demand sul sito www.primocanale.it) cercheremo di farvi ricordare e raccontare, invece, a chi non c’era e oggi vive con grande naturalezza questi spazi splendidi.
IL COMMENTO
Fare sindacato non vuol dire che il governo sbaglia tutto
Prima della funivia ridateci salita della Misericordia!