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E va bene, alla fine l'assessore regionale alla Sanità, atteso da un bel po' e anche duramente richiesto dagli alleati di governo, lo hanno trovato nella disponibile figura di Gratarola, uno di quei medici che ci ha salvato nei tempi più duri della pandemia. Ma quanta fatica! Prima a convincersi di trovarlo, poi di ottenere dopo tanti rifiuti, dinieghi anche accorate spiegazioni di non disponibilità.

Sul fronte comunale cercasi (ma oramai non troppo) l'assessore alla Cultura, oramai da lungo tempo, che è un ruolo wanted anche in Regione e sul quale oramai sovrasta la posizione sia del sindaco Bucci che del presidente Toti di tenersi in tasca questa delega così delicata. Non approfondiamo gli altri casi che riguardano il rimpasto regionale dopo le elezioni parlamentari di Cavo e Berrino, che verranno risolti alla vecchia maniera, scegliendo con il bilancino tra mediazioni partitiche, disponibilità in questo caso più facili e larghe strategie.

Ma restiamo sull'assessorato alla Sanità, che è stato così difficile trovare perché vale un ragionamento più complessivo sulla politica. Quello è un ruolo scomodo, difficile, pericoloso costato la carriera all'ultima titolare, la leghista Sonia Viale e dieci anni di tormenti al suo predecessore di centro sinistra, l'attuale sindaco di Ceranesi, Claudio Montaldo.

Ruolo che Toti si è assorbito nel quasi triennio emergenziale del Covid con il ragionamento di una guida centrale e forte, dedicata proprio a quella emergenza.

Perché prima l'uno, poi l'altro, poi l'altro ancora hanno declinato? Perchè la politica, anche quella amministrativa, costa troppo in termini di totalità di impegni, interruzione di altre carriere, risposta economica rispetto al ruolo pubblico. E poi è diventata troppo liquida, fluida rispetto ai leaders che ti hanno investito della posizione e che una volta erano solidi e potenti e oggi sono sottoposti alle ondate elettorali, ai crolli e alle risalite dei partiti e dei movimenti.

E allora chi te la fa fare di abbandonare, in questo caso, il tuo ospedale, magari appena riorganizzato, la tua carriera universitaria, la tua professione foriera di successi e magari anche guadagni, per salire si quella barca dagli ormeggi insicuri?

E' difficile trovare l'assessore alla Sanità, ma è difficile trovare anche l'assessore alla Cultura in Comune e in Regione, che bilanci altre capacità, relazioni, rapporti!

E allora ecco che Bucci crea la “rete”, per lasciare il settore in mano a consulenti, esperti, tavoli, come faceva il sindacato nei suoi anni d'oro davanti a una emergenza: mettiamo su un bel tavolo e risolviamo il problema .

Ed ecco Toti che medita di tenersi anche lui la Cultura in tasca che è pur sempre un settore di ottima visibilità e elegante esercizio.

Insomma, assessori cercansi, ma mica tanto e difficilmente trovansi. E sarà sempre più spesso così in una democrazia che restringe il Parlamento e fra un po' restringerà anche il resto. E non è certo un bene.