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Evviva, evviva. In Liguria e a Genova questa folle estate di anticicloni, guerra permanente, pandemia mai doma, emergenze ambientali da choc, bollette energetiche esplosive, il turismo ha fatto boom. Una vera invasione, anche un po' inaspettata e a Genova anche inedita, con gli alberghi quasi al top, tante automobili con targa straniera a circolare per le strade, tanti stranieri con la cartina in mano a cercare di scoprire i nostri tesori.

Numeri di presenze impressionanti, dopo gli anni pandemici e un livello complessivo di occupazione estiva della Liguria che non si era mai neppure ipotizzato.

Tutti contenti, quindi, perchè quella che era stata profilata come una possibile vocazione qualche decennio fa, nel '92 Colombiano, sta diventando realtà. Magari da controbilanciare alle trasformazioni in negativo di altri settori del nostro sviluppo che hanno “urlato” in questa stessa estate.

Ma la domanda è, dopo avere evitato di appioppare meriti per questa riscossa, che è un risultato complessivo di decenni di cambiamenti: siamo in grado di supportare questa invasione con servizi, spazi, collegamenti, educazione all'accoglienza, all'altezza di quello che ci viene richiesto?

Il turismo, che sia balneare, culturale, o di qualche che si voglia altra natura, si muove rapidamente, sceglie le mete, le raggiunge, le giudica e poi sceglie ancora. E' come un grande tam tam, che trasmette segnali molto forti, ma labili. Se non sei all'altezza ti taglia fuori.

A me sembra che Genova e la Liguria, baciate da questa invasione, abbiano molta strada da fare per arrivare a quell'altezza.  I collegamenti sono quel che sono e lo sappiamo bene e ogni carovana che arriva meriterebbe un applauso solo per avere sfidato il nostro para isolamento.

Le capacità recettive hanno in genere solide tradizioni, ma anche ammodernamenti sporadici, negli alberghi, nelle altre attrezzature di soggiorno. I trasporti pubblici sono quasi sempre al limite del collasso. Prendere un treno in Liguria è sempre una scommessa, magari ripagata dalla bellezza sfolgorante del percorso. Viaggiare via mare è, salvo i percorsi classici, una chimera. Ci sogniamo gli aliscafi delle altre regioni italiane affacciate sul mare e dotate di porticcioli e coste attrezzate.

Posteggiare in quasi tutte le Riviere è una impresa spesso impossibile. Ormeggiare una barca davanti una spiaggia costa come se foste diventati ricchi quanto un armatore greco. E, invece, avete solo un piccolo gozzo a remi.

Scovare spiagge libere accessibili e con i minimi servizi di decenza è un'operazione da caccia al tesoro.

Dove finisce questo ragionamento, che parte da un dato incoraggiante e passa per  difficoltà vigenti , compresa una educazione dolce e appropriata all'accoglienza ( altro che la torta di riso è finita)? Finisce che bisogna prepararsi e organizzare il futuro e ora che siamo nel pieno di un'altra campagna elettorale si dovrebbe vedere nel carnet di tanti candidati qualche idea sul tema.

Saranno in meno a rappresentarci, ma nel loro programma elettorale il tema di uno sviluppo dell'accoglienza ci deve essere. E vorremmo leggerlo di più della cronaca delle beghe che ci sono tra candidati, liste e coalizioni.

Ancora di più oggi che l'andamento delle candidature dimostra come la Regione possa tra pochissimo tempo affrontare un super rimpasto nella giunta che la governa.