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Insieme alla spagnola San Sebastian, una delle più belle città dei Paesi Baschi (nella lingua d'origine il nome è Donostia), Genova ha vinto il premio "Capitale europea del Natale 2022" patrocinato dal Parlamento europeo. C'è stato un comunicato del Comune sul valore, anche turistico, del riconoscimento, ma complessivamente la notizia è passata un po' sotto tono.

I media sono impegnati a registrare le polemiche, spesso artificiose, sul Covid e la politica fa altrettanto, al più cimentandosi con i primi fuochi della battaglia per il Quirinale. Così Genova non riceve la giusta attenzione per un premio il cui valore, invece, è molto più profondo.

Intanto segna la capacità della città di confezionare delle festività che indiscutibilmente sanno parlare al cuore delle persone. Gli addobbi contano, certo. Contano anche gli eventi, dai mercatini in giù o in su fate voi. Ma questa storia del Natale genovese un po' più Natale degli altri non è prerogativa di quest'anno, è qualcosa che va avanti da tempo.

Il luogo comune racconta di genovesi che sono tirati nei soldi e praticamente incapaci di relazioni sociali, umane direi, degne di queste nome. Falso che più falso non si può. Non getteranno il denaro dalla finestra, i genovesi, ma quanto a cuore non sono secondi a nessuno. Anzi, la bontà d'animo di queste persone e il desiderio di rendersi genuinamente utili appena ce n'è la necessità fanno aggio, sempre, su tutto il resto. Le alluvioni e il crollo del Ponte Morandi ne sono state le dimostrazioni plastiche più significative, nella loro tragicità. E poi c'è la pandemia, che Genova ha affrontato facendo sacrifici di ogni genere, però sempre con uno sguardo rivolto in avanti e oggi con la pervicacia, a ragion veduta nonostante le cifre poco confortanti dei contagi, di rincorrere la perduta normalità.

Già, la normalità. Non è un caso se a Genova esiste un giorno per giorno ancora più significativo. Perché i genovesi non devono aspettare il Natale per esprimere la solidarietà di cui sono capaci. In più lo fanno sottovoce, senza il clamore di altre zone, anche d'Italia. Sarà il loro tipico understatement a rendere questa capacità di aiutare gli altri quasi invisibile. Invisibile, però c'è. E concreta.

I giurati ne parlano nella motivazione, sottolineando "l'impegno di perseguire i valori europei del Natale, un momento di speciale significato in cui si rivelano i valori profondi dell'integrazione, della tolleranza, della convivenza e della pece che sono al centro e all'origine del progetto europeo". Il Natale, dunque, è l'occasione più enfatica, quella che vedono nel resto d'Europa e che giustamente viene premiata. Ma fatelo dire a chi ha la presunzione di conoscerli, i genovesi. E da "naturalizzato" ha pure l'orgoglio un pochino di appartenere loro: è davvero gente fuori dal consueto. Gente che sa fare di tutti i giorni il Natale.