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Nei giorni successivi al 7 di luglio, primo giorno del processo del ponte Morandi, mi sono chiesto che cosa avesse spinto tutti noi famigliari delle 43 vittime a esprimere unanimemente soddisfazione per quanto accaduto all’interno dell’aula del Tribunale.

Effettivamente è stato un comportamento al limite dell’irrazionale in quanto era soltanto il primo giorno ed è stato dedicato quasi interamente ad appelli e ad attività di segreteria.

Cosa ha spinto noi famigliari allora ad aprirci e sbilanciarci a favore del giudice Paolo Lepri?

Quali sono stati gli ingredienti di tanta empatia?

Che cosa è accaduto dentro quell’aula che ci ha fatto sentire “conquistati”, “sollevati” e “ottimisti” ?

Quando appena due ore prima eravamo tesi e preoccupati e quasi pessimisti?

Ho pensato molto a questo in questi giorni e ho provato a trovare la mia personale risposta al mio comportamento e a quello delle altre persone presenti.

Credo che il segreto di tutto questo sia nel fatto che abbiamo avuto la conferma che il cammino della “verità” e quello della “memoria” inizieranno insieme il loro viaggio.

Non può essere un caso.

Verità (processuale) e memoria (collettiva) saranno i due pilastri, le due ancore, i due fari che illumineranno i nostri passi.

La costruzione del Memoriale affiancherà la costruzione della verità in aula.

E le due cose dialogheranno in questi anni fino a crescere e diventare una sola cosa.

Nel Memoriale saranno conservate via via le tracce della verità.

Nell’aula del Tribunale saranno forgiate le parole che diventeranno storia nel momento in cui verranno pronunciate.

Quello che abbiamo avvertito allora giovedì è stato un senso di protezione come se avessimo incontrato sul nostro cammino una sorta di alleato involontario.

Non il giudice Lepri che per sua natura dovrà essere neutrale.

Abbiamo solo capito che la verità sarà più forte perché affiancata alla memoria.

E non sarà scalfita dalle suggestioni e dalle favole.

Abbiamo capito che non siamo più soli.

Finalmente. 

Paolo Robotti* – fratello di Alessandro, Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi