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GENOVA - Per una volta, questa volta, avrei voluto che qualcuno mi stupisse, mostrando solidarietà e correttezza, anche se di schieramento politico opposto. Ma non è successo. La questione della diga di Genova, con la sua gara andata deserta, ha confermato un modello penoso in cui, appena un ostacolo fa inciampare qualcuno, gli altri gli si avventano addosso senza ritegno, anche quando invece, forse, sarebbe stato meglio se avessero fatto cerchio-intorno, perché in ballo non c’è un’operetta, una stradina, un piccolo tunnel di quartiere, ma c’è il futuro del porto di Genova intorno al quale hai oggi ruotano oltre 30mila stipendi, tra diretto e indotto, e grazie alla diga ci dicono che il numero potrebbe raddoppiare (basti pensare che la sola costruzione impiegherebbe 1000 addetti ogni anno). Mi sembrava di vederli, certi personaggi, a ridere sguaiati “ah ah adesso voglio vedere come ne esce!”.

Appena si è avuta certezza che nessuno si sarebbe presentato, appena è giunta in Autorità portuale la lettera di uno dei due gruppi candidati, che spiegava perché non si sarebbe presentato, ecco che si sono scatenati i commenti contro il presidente del Porto di Genova Signorini, reo di non essersi messo al riparo in tempo, nonostante gli allarmi fossero arrivati da Ance, la associazione nazionale dei costruttori, e da qualche altra particina.

Qualcuno, ha usato il fatto per attaccare Bucci e Toti, che “hanno sempre sostenuto questo schema e propagandato un’opera che ha molte lacune” (sintetizzo). E se invece per una volta, ripeto, QUESTA VOLTA, avessero capito che, come ben scrive Luigi Leone sul nostro sito, il problema è che è da rivedere l’impostazione generale degli aiuti del PNRR. Non sarà forse che Signorini ha pagato questo meccanismo ancora da affinare, che, come lui stesso ha detto, “non c’è da farne una tragedia”, che ci sono altri strumenti possibili, come la negoziazione diretta, che si può rivedere l’opera basta che sia utile e sicura. Questo PNRR è un po’ come il Covid agli inizi, quando è scoppiato: lo Stato non sapeva bene come prenderlo, come affrontarlo, è andato un po’ a tentoni. Anche con i vaccini. Ora, al terzo anno, qualcosa in più si capisce ma, maturando il virus, devono mutare anche e contromosse. Ci si deve sempre re-inventare. Idem con questo bagno di fondi del PNRR: mai arrivati in questa dimensione, si devono affinare i meccanismi.

Signorini è un tecnico, certo messo lì dai politici, ma un tecnico preparato, che con gli uffici dei ministeri a Roma si dá del tu da sempre. Non credo che si farà intimorire oltremodo da questo ostacolo e non credo neppure che i tempi si allungheranno in modo eccessivo. Forse l’opera verrà rivista, ci sono stati errori? Nel caso si porrà rimedio con un risultato forse migliore. Ma basta con questo sparare addosso. Per una volta si dica “per il bene della città e della Liguria sosteniamo chi lavora per rendere l’opera fattibile”.