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Dopo un primo ciclo amministrativo, condotto su un terreno lastricato di problemi tanto inattesi quanto enormi (dal crollo di ponte Morandi alla pandemia, senza considerare gli effetti della guerra in Europa), Marco Bucci ha ottenuto dai cittadini votanti un ampio mandato per governare Genova anche nei prossimi cinque anni. Un consenso largo e trasversale, che ha rafforzato la posizione del sindaco, dal sottoscritto scherzosamente appellato “doge” in occasione degli incontri in ambito sportivo, dove il clima è sempre più informale e rilassato.

Già, perché Bucci, appassionato velista e intriso di cultura nord americana dove l’attività sportiva è al centro della vita delle persone a partire dalle scuole e sino all’Università ed oltre, non ha mancato di dedicare parte del suo impegno anche a questo settore, così importante per decine di migliaia di persone.
Perché se è vero che in Italia sono più numerosi coloro che guardano lo sport piuttosto che praticarlo, esiste una massa consistente costituita da chi non si rassegna davanti agli Europei o a Wimbledon visto in televisione ed ama giocare a calcio, tennis, volley, bocce, magari preferisce scalare, correre, nuotare, veleggiare e quant’altro.


Lunedì sera Bucci, nel corso della bella chiacchierata a spoglio concluso e a cuore aperto negli studi di Primocanale con il direttore Matteo Cantile e l’editorialista Franco Manzitti, ha dichiarato: “Avremo, soprattutto grazie al Pnrr, fondi da spendere per le grandi opere ed infrastrutture ma come amministrazione metteremo a terra anche 200 milioni di euro all’anno, un miliardo in totale, per la manutenzione della città, poiché quanto abbiamo fatto sinora non è bastato”. Intendendo per “manutenzione della città”, le condizioni delle strade, la gestione dei rifiuti, l’illuminazione delle vie.
Una risposta con cui Bucci ha dimostrato di possedere quello spirito autocritico che in tanti gli rimproveravano di non avere. Non basta fare le grandi cose, ma servono anche quelle piccole. Che poi tanto piccole non sono.

Ecco perché, approfittando della “finestra” che, complice l’apice del successo (per le persone intelligenti è il momento migliore di guardare alle cose meno positive del proprio operato), si è aperta nella sensibilità del sindaco per affrontare le questione irrisolte, mi permetto di fargliene presente un’altra in vista della composizione della nuova Giunta: Genova, che nel 2024 (grazie all’impegno capillare di Gian Francesco Lupattelli, presidente di Aces Europe e ambasciatore di Genova nel mondo) sarà la capitale europea dello sport, non può continuare a non avere un assessore allo sport. Vero è che la figura del consigliere delegato gli somiglia, ma non è uguale e soprattutto non è abbastanza. Lo sport, in questa prospettiva, non può essere materia del Consiglio bensì deve esserlo della Giunta stessa.

Non è il caso di tediare chi legge con l’analisi delle differenze amministrative e di “potere” tra un consigliere delegato ed un assessore comunale, ma il ruolo non può rimanere scoperto e per “occuparlo” occorre qualcuno in grado di applicarsi ad esso con la massima dedizione. Perché l’occasione del 2024 non può essere sprecata o sottovalutata. E anche perché non sarà l’unica vetrina di promozione nazionale ed internazionale della città: l’Ocean Race di vela, per fare un esempio particolarmente caro al sindaco, nel 2023 avrà la sua tappa conclusiva proprio a Genova.
E allora, caro Bucci, prenda in considerazione l’ipotesi e la trasformi in realtà concreta: introdurre nella Giunta che guiderà la città nei prossimi cinque anni anche un bravo assessore allo sport, affidandogli oneri ed onori, responsabilità e meriti, sarebbe un ulteriore salto di qualità.

Ed una presa in carico, sia formale che sostanziale, dell’importanza e dell’impatto che lo sport di base e le manifestazioni di richiamo hanno sulla vita delle persone e sulle ricadute per la città e la Liguria.
A Roma, come vice presidente vicario del Coni, c’è una genovese del calibro di Silvia Salis. Una ragione ulteriore per dotare Genova di un assessorato allo sport con “poteri” decisionali e di spesa. Per poter fare ancora meglio, attraverso un interlocutore specifico, le tante cose belle che la città merita.