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Il consigliere delegato per i servizi sociali del Comune Mario Baroni dopo i fatti di Oregina: "Serve tolleranza, spirto di inclusine e uno sguardo un po' più umano. A marzo tutti via dall'ostello"
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GENOVA - "Sono dei ragazzi che vanno accolti, vanno educati per possibilmente farne degli uomini del domani" chiare e obiettive le parole di Mario Baroni, consigliere delegato per i servizi sociali del Comune di Genova.

L'irruzione all'Ostello di Oregina a Genova dove sono ospitati alcuni minori stranieri non autorizzati da parte di alcuni ragazzi italiani col volto coperto dal passamontagna ha riacceso l'attenzione sulla questione. Un gesto condannato da tutte le parti (Leggi qui). Si tratta di minori in arrivo dall'Africa completamente da soli. Il loro obiettivo è iniziare una nuova vita. A Genova negli ultimi mesi sono arrivati circa 300 ragazzi. 

A Oregina "prima erano in 35, poi sono diventati 16, ora sono in 11 ed entro inizio marzo andranno via anche gli ultimi - spiega ancora Baroni -. C'è un programma previsto che stiamo attuando. Il problema è che arrivano senza preavviso e noi siamo abbandonati. Per questo abbiamo scritto una lettera al ministro degli Interni Luciana Lamorgese per avere 100 posti in più adeguati e autorizzati, è un fenomeno importante ormai".   

Sui fatti di Oregina commenta: "E' un quartiere che ha sempre dimostrato spirto di accoglienza. Quanto accaduto è inqualificabile, fatto di notte da persone incappucciate. E' stato un gesto di intolleranza nei confronti di questi ragazzi. Noi li stiamo sistemando nelle varie comunità di accoglienza. Ma questa è un'emergenza anche per noi". Nell'ultimo periodo sono infatti più che raddoppiati i casi di arrivi in Liguria di minori non accompagnati. Una situazione che coinvolge tutta Italia.

Baroni spende per questi ragazzi parole di solidarietà e invita la popolazione genovese a capire a aiutarli: "Noi dobbiamo farcene cura cercando di distribuirli sul territorio in modo che non si creino dei ghetti. Certamente serve tolleranza, spirto di inclusine e uno sguardo un po' più umano nei confronti di questi ragazzini che hanno tutti tra i 13 e 15 anni - precisa Baroni -. Una delle nostre preoccupazione è la loro formazione. Il tema è l'educazione: bisogna mandarli a scuola, aiutarli con attività nei laboratori, aiutarli per farli inserire nel mondo del lavoro ed educarli con l'inserimento civico. Ci sono ragazzini che sono stati assunti come apprendisti nei ristoranti e nelle pizzeria. Ricordiamoci che arrivano qui con la speranza di cambiare vita". In Italia gli arrivi di questi minori soli sono quadruplicati nell'ultimo periodo.

In contatti con le famiglie restano. Qualcuno conserva e mette da parte i 2,5 euro giornalieri che gli vengono dati per spedirli a casa dai genitori. La sera poi con gli smartphone è il momento delle chiamate. L'occasione per loro di tenere vivi i rapporti con i parenti che li hanno visti partire giovanissimi alla ricerca di una speranza.

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