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Roberta Repetto, che aveva un melanoma, fu curata per due anni con tisane zuccherate e meditazione e morì a ottobre del 2020 all'ospedale San Martino di Genova dove era arrivata ormai in condizioni disperate
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BORZONASCA - Sentenza ribaltata in appello per la morte di Roberta Repetto, la donna di 40 anni uccisa dalle metastasi di un tumore curato con tisane ed erbe da un 'santone' e i suoi collaboratori del centro olistico Anidra in Liguria.

Paolo Bendinelli, responsabile e guru del centro, è stato assolto mentre è stata ridotta da 3 anni e 4 mesi a 1 anno e 4 mesi la condanna per il medico bresciano Paolo Oneda. Per la psicologa Paola Dora è stata confermata l'assoluzione.

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Repetto fu anche sottoposta, senza anestesia, all'asportazione di un neo sul tavolo della cucina del centro. La donna, che aveva un melanoma, fu curata per due anni con tisane zuccherate e meditazione e morì a ottobre del 2020 all'ospedale San Martino di Genova dove era arrivata ormai in condizioni disperate.

La procura generale aveva chiesto la condanna per omicidio volontario, con dolo eventuale, maltrattamenti, circonvenzione di incapace e violenza sessuale. In primo grado gli imputati erano stati condannati per omicidio colposo al termine del rito abbreviato e erano stati assolti dall'accusa di violenza sessuale e circonvenzione di incapace.

Secondo l'accusa Roberta è stata "vittima di manipolazione, di disinteresse, di abbandono e di indifferenza come Marco Vannini", il ragazzo morto nel 2015 colpito da un proiettile mentre era a casa della sua fidanzata. Oneda e Bendinelli erano stati condannati in primo grado per omicidio colposo a tre anni e quattro mesi ciascuno. 

"Nel centro Anidra ognuno era libero di fare quello che voleva, non c'era nessuna costrizione da parte mia" aveva detto il 'santone' durante il processo. "Il percorso olistico e tantrico era basato sulla condivisione. Io sono un naturalista ma non sono mai stato contro la medicina normale". 

La donna, i cui familiari sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Sciacchitano e Andrea Andrei era poi morta nell'ottobre del 2020 all'ospedale di San Martino dove era arrivata in condizioni disperate.

"È buona norma accettare e rispettare le sentenze ma credo sia umanamente doloroso per me, in questo momento, poterlo fare". Così Rita Repetto, sorella di Roberta, dopo la sentenza di assoluzione. "Oggi sono veramente senza parole - aggiunge -, amareggiata e triste perché mia sorella non ha ottenuto la giustizia che si merita. È allucinante".