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GENOVA - E' l'autonomia differenziata al centro della discussione del consiglio comunale di Genova. Un tema di carattere nazionale che ha ripercussioni dirette sulla gestione delle attività da parte delle Regioni. Ma in maniera indiretta tocca anche le funzioni dei singoli comuni. Per questo a Tursi si accende la discussione con le mozioni presentate dai consiglieri del Partito democratico, dal consigliere del Movimento Cinque Stelle Fabio Ceraudo e dal gruppo della Lega

La giunta ha dato parere negativo alle mozioni del Pd e del M5s, positivo a quello della Lega che chiede al sindaco di "coadiuvare Regione Liguria nel percorso diretto a proseguire con perseveranza il confronto con il governo e, in particolare, con il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, per ottenere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia regionale così come previsto dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e sancito dagli atti regionali richiamati nelle premesse".

Bocciate invece le mozioni del Pd che sottolineava tra le altre cose come nel disegno di legge "non viene assicurata la centralità del Parlamento, né il ruolo degli enti locali, soprattutto per quanto riguarda la individuazione, la definizione e il finanziamento dei LEP; il testo proposto tende ad aumentare di fatto i divari tra Nord e Sud del nostro Paese, in termini di reddito, di istruzione, della qualità della assistenza sanitaria, delle politiche sociali, di capacità di offerta e di diritto di accesso ai servizi più in generale". 

Mentre il Movimento cinque stelle con Ceraudo ha spiegato che il provvedimento "potrebbero suffragare il timore di uno stravolgimento dello spirito costituzionale come ad esempio il fatto che: al Parlamento è riservato un ruolo solo notarile senza possibilità di intervenire nel processo di formazione delle intese, allo Stato vengono sottratte alcune competenze legislative ed amministrative, tra cui quella sulla disciplina dei principi generali regolanti le singole materie". 

LA RIFORMA - Lo scopo della riforma presentata da Calderoli è quello di attuare l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione attraverso la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Sono 23 materie oggetto della riforma: tra queste c'è la tutela della salute, l'istruzione, sport ambiente, energia, trasporti, cultura e commercio estero. Poi altre quattrodici sono le materie definite dai Lep (Livelli Essenziali di Prestazione). Questi criteri serviranno a garantire il livello di servizio minimo. Per quanto riguarda la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard avverrà a partire da una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell'ultimo triennio. Per quanto riguarda i tempi, il Governo entro 2 anni dall'entrata in vigore del disegno di legge dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. Poi Sato e Regioni avranno 5 mesi di tempo per arrivare a un accordo. Le intese potranno durare fino a 10 anni per poi essere rinnovate, in alternativa l'accordo potrà terminare in anticipo, sarà sufficiente un preavviso di non meno di 12 mesi.