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In tanti tra le vie del quartiere genovese di San Fruttuoso. L'assessore al commercio Bordilli: "Grande partecipazione, abbiamo avuto tante richieste, per l'anno prossimo puntiamo a portare i banchi anche in altre vie della zona"
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GENOVA - C'è chi porta a casa una piantina di limoni, chi un paio di scarpe nuove, qualcun altro compra quel maglione che stava cerando da tempo, chi un nuova pentola o uno strofinaccio per la casa. Non è facile camminare tra la fiumana di persone che a passo lento si fermano a guardare i diversi banchi collocati uno accanto all'altro lungo le strade. Immancabile una sosta per mangiare un cannolo siciliano, un bombole farcito di crema o uno dei più classici panini con la porchetta toscana. La Fiera di Sant'Agata ha animato come ogni inizio febbraio le vie di San Fruttuoso a Genova. A fine giornata il dato parla di circa 25 mila visitatori. 

In tutto sono 570 gli ambulanti arrivati da ogni parte d'Italia per partecipare al tradizionale appuntamento genovese. C'è chi è arrivato dalla Toscana, dall'Emilia, dal Piemonte, e chi decisamente più lontano, tra le vie di San Fruttuoso si trovano i banchi giunti a Genova dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Campania e dalla Sardegna.

Profumi e colori tipici di una fiera. In mezzo a piazza Martinez i bambini che giocano tra un calcio a un pallone e una rincorsa. Il cielo grigio non rovina la fiera più grande di Genova. Le origini risalgono al Medioevo quando allevatori e agricoltori scendevano a fondovalle per approfittare della presenza dei mercanti arrivati sul lungo Bisagno per stringere affari e comprare le sementi in vista della stagione della semina dei campi. Secondo la storia la festa è nata con l'avvento del cristianesimo per scalzare definitivamente i riti pagani della fertilità che seguivano i giorni della Merla.

Gli ambulanti fanno i conti con le spese e il rialzo del costo dei materiali e dei carburanti ma alla fine per tutti il bilancio di fine giornata punta a essere positivo. I generatori alle spalle dei furgono danno l'energia necessaria a mostrare ai passanti il funzionamento dell'oggetto in vendita: una vera e propria arte. Un'organizzazione iniziata già nei giorni precedenti con la rimozione dei nuovi cassonetti della differenziata e l'assegnazione dei posti ai singoli ambulanti. La polizia locale regola il traffico all'esterno della fiera, i volontari e gli uomini della protezione civile controllano che tutto vada liscio, il personale del 118 e delle diverse croci mostra ai curiosi le prime misure sanitarie da adottare in caso di necessità, chi vuole può misurarsi la pressione.

In mezzo alle vie di San Fruttuoso ci sono anziani, adulti, giovani ragazzi e bambini. Rispetto al passato non ci sono partite al Ferraris in questa domenica di inizio febbraio. Il bilancio già durante la mattina sembra essere positivo. E allora lo sguardo si proietta già ai prossimi anni quando in corso Sardegna saranno avviati i lavori legati ai 'quattro assi'. "Sarà necessario trovare un'organizzazione per quella parte del corso interessata dal cantiere - spiega l'assessore al Commercio del Comune di Genova Paola Bordilli -. Siamo molto contenti perché già dalle prime ore della mattina c'è stata una grande affluenza, l'anno scorso erano stati oltre 20mila i visitatori. Dai vari banchi c'è stata la richiesta di poter allargare la fiera ad altre vie. E visto che richiama così tante persone e c'è l'interesse pubblico, stiamo già studiando quali altre vie coinvolgere già a partire dal 2025". Tra le più indicate c'è via Michele Novaro, una parallela a corso Giacometti, ma anche altre vie potrebbero essere interessate dall'allargamento come la vicina via Toselli.   

Giuseppe Occhiuto, presidente dell'associazione Amici (Associazione mercati italiani commercio itinerante) sottolinea l'importanza della fiera: "È una delle più importanti e sentite insieme a San Pietro, i cittadini sono fedelissimi, non vedono l'ora arrivi questa fiera, ci sono opportunità per fare degli acquisti a prezzi competitivi e di beni che non si trovano facilmente sul mercato. Poi c'è la fiera delle piante con tutti gli alberi da frutta. Da dopo il periodo Covid ci sono delle difficoltà, è indispensabile porre rimedio per supportare queste categorie di lavoratori, la cosa più bella dei mercati e in generale del piccolo commercio rimanda al fatto che dove ci sono c'è un presidio per il territorio e non c'è degrado, là dove non ci sono non c'è degrado e i quartieri si trasformano in quartieri dormitorio mentre il commercio tiene in vita i quartieri e le relazioni sociali".