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Tra le motivazioni ci sono anche le regole dell'Ue che impongono la messa a riposo dei terreni
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È un'onda di trattori quella che sta attraversando le principali capitali europee, dalla Francia alla Germania passando per Belgio, Olanda, Polonia, Romania e adesso anche l'Italia. Si tratta di proteste serrate da parte degli agricoltori, che non sembrano calare di intensità, e che hanno invaso le città più importanti d'Europa. Tra i motivi principali il dissenso del settore agroalimentare scaturito da alcune misure che sono state pensate per rendere maggiormente "green" e sostenibile l'intera produzione di cibo.

Il cosiddetto Green Deal, ovvero un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l'obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Sarà inoltre presentato un piano di valutazione d'impatto per innalzare ad almeno il 50% l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dell'Unione europea entro il 2030 e verso il 55% rispetto ai livelli del 1990. L'intenzione è quella di rivedere ogni legge vigente in materia di clima e di introdurre nuove leggi sull'economia circolare, sulla ristrutturazione degli edifici, sulla biodiversità, sull'agricoltura e sull'innovazione.

Tra le motivazioni che hanno scatenato la protesta degli agricoltori ci sono anche le regole dell'Ue che impongono la messa a riposo dei terreni per garantire la biodiversità o, ancora, il ripristino di una porzione dell'habitat su cui gli agricoltori hanno sempre operato. L'Europa, attraverso la Pac (Politica Agricola Comunitaria) per il quinquennio 2023-2027, ha investito 36 miliardi e mezzo di euro. Si tratta però di sussidi in diminuzione rispetto agli scorsi decenni e proprio questo assottigliamento ha scatenato la rabbia e il malcontento degli agricoltori.