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Ore calde per il futuro di Acciaierie d'Italia. Il governo punta a ribaltare il controllo delle quote della multinazionale portando la controllata pubblica Invitalia in maggioranza rispetto ad Arcelor Mittal
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GENOVA - Nuova settimana calda per quanto riguarda il futuro dell'ex Ilva. Questo lunedì nuovo faccia a faccia tra governo e i vertici di Mittal al quale dovrebbe partecipare Aditya Mittal, figlio di Lakshmi e ceo di ArcelorMittal. Al tavolo si siederanno i ministri Raffaele Fitto, Adolfo Urso e Giancarlo Giorgetti più il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Il vertice è stato preceduto da un incontro tra l'amministratore delegato di Invitalia Bernardo Mattarella e il rappresentante di primo piano della multinazionale franco-indiana Ondra Otradovec. Dopo il nuovo incontro a Palazzo Chigi il Governo vedrà i sindacati. Il governo è pronto a far prendere alla partecipata Invitalia il controllo della maggioranza dell’asset.

Nell'attesa che si delinei il futuro da parte della Fim Cisl della Liguria arriva il nuovo grido di allarme per la situazione dello stabilimento di Genova Cornigliano: "Deve esserci finalmente una svolta anche nello stabilimento di Cornigliano di Acciaierie d’Italia - spiega il segretario generale della Fim Cisl Liguria Christian Venzano -. Ci sono numeri che fanno capire lo stato di abbandono: attualmente sta producendo 79mila tonnellate di stagnato contro le 350mila potenziali se gli impianti fossero mantenuti e 287mila di zincato contro le 700mila tonnellate se gli impianti girassero a pieno regime".

A Genova l'anno si è chiuso con una sottoproduzione rispetto al passato e alle potenzialità dello stabilimento di Cornigliano: "Basti pensare che dal 2022 dove la produzione era già al disotto delle potenzialità del sito di Genova Cornigliano nel 2023 c’è stato un ulteriore calo di produzione di 112mila tonnellate di zincato e 34mila tonnellate in meno per il ciclo di latta - precisa ancora il segretario generale della Fim Cisl Liguria Venzano - "Serve il cambio di governance se vogliamo salvare l’ex Ilva. Il Governo deve salire a maggioranza facendo valere i 680 milioni di euro messi l’anno scorso e i 340 milioni di euro che servono adesso, ma è chiaro che questo apre la strada ad un cambiamento che però poi va attuato in tutti i suoi aspetti perché serve un management del settore in grado di progettare, sviluppare e programmare il rilancio della Siderurgia nel nostro paese con scelte importanti e giuste".

Invitalia ritiene che se si vuole salvare e rilanciare l'ex Ilva bisogna mettere in campo risorse adeguate, 1,320 miliardi, da dividere in quota parte secondo i rapporti societari: 62% di Mittal e 38% di Invitalia. Mittal invece si ferma per ora a 320 milioni, si impegna a sottoscrivere la sua parte, e guarda soprattutto alla scadenza di maggio prossimo, quando bisognerà acquistare gli impianti siderurgici. Il governo è pronto a far ribaltare le quote tra Invitalia e ArcelorMittal. Ore decisive per il futuro degli stabilimenti dell'ex Ilva.

Il segretario generale della Fim Cisl Liguria Venzano aggiunge: "Dopo anni di inattività dal punto di vista degli investimenti e in un momento importante per le transizioni in atto, come quella energetica ed ecologica e digitale bisogna dare gambe anche tramite il Pnrr alla riconversione del ciclo a caldo di Taranto, ma anche investire sulle linee, quelle dello stagnato che ricordiamo è una particolarità del sito genovese, così come dello zincato con un aumento per entrambi i prodotti dei volumi produttivi e della qualità per andare incontro alle richieste di un mercato che ha fame di acciaio. Per questo noi vogliamo che l’8 gennaio sia una data storica dove il Governo decida di prendere in mano il rilancio della siderurgia salvando un industria indispensabile per l’economia del paese e più di 20.000 famiglie" conclude Venzano.