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A portare il proprio saluto e quello di Genova il sindaco Marco Bucci, che ha sottolineato il carattere accogliente della città
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GENOVA - Come ogni anno Sant'Egidio ha organizzato il pranzo di Natale per le persone più fragili, sole, in carcere o in difficoltà economiche. Quest'anno sono stati 23 i luoghi dove è stata apparecchiata la tavola: oltre al pranzo principale nella basilica dell'Annunziata e a quelli in altre cinque chiese del Capoluogo, le tavole delle feste sono state imbandite da Palazzo Ducale, ai quartieri di Begato e del Cep, dagli istituti per anziani al carcere. 

Nella giornata odierna l'arcivescovo di Genova Marco Tasca ha rinnovato gli auguri ribadendo i temi che già aveva affrontato nella preghiera per la pace nella notte di Natale. Sono stati migliaia i volontari che hanno servito il pranzo, non solo nella basilica dell'Annunziata, che hanno coinvolto circa 9 mila persone. Tra queste, molti senza tetto, anziani soli, rifugiati, migranti.

Prima e dopo Natale pranzi a Rapallo, Imperia e Ventimiglia, con circa 350 persone coinvolte. Quest'anno la festa ha raggiunto anche i 1500 detenuti di tutti gli istituti di pena della Liguria: a La Spezia, Chiavari, Pontedecimo e in diverse sezioni di Marassi allestita la tavola assieme ai volontari, mentre a Imperia e Sanremo le Feste del dono, con la consegna di un regalo personalizzato a ciascun carcerato.

A portare il proprio saluto e quello di Genova il sindaco Marco Bucci, che ha sottolineato il carattere accogliente della città. "Tutti possono trovare speranza e certezza di un futuro migliore, noi siamo qui pronti a lavorare per costruire una grande città internazionale - ha rimarcato il primo cittadino Bucci -. Dobbiamo diventare sempre più amici in una città ancora più accogliente".

A sottolineare il senso profondo della solidarietà e dell'accoglienza anche il responsabile della comunità di Sant'Egidio per la Liguria Andrea Chiappori. "Il Natale è una festa della vita e della luce che ci chiede di guardare al futuro. E il futuro comincia quando costruiamo comunità dove c'è solitudine. È necessario imparare a guardare avanti per noi e per quelle persone agli angoli del mondo dove c'è guerra, povertà e malattia". 

 

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