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Giovedì 16 novembre assemblea dei lavoratori dell'ex Ilva (oggi Acciaierie d'Italia) davanti allo stabilimento. L'appuntamento è alle 8,30 presso la portineria di Acciaierie d'Italia dello stabilimento di Genova Cornigliano
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GENOVA - Giovedì 16 novembre assemblea dei lavoratori dell'ex Ilva (oggi Acciaierie d'Italia) davanti allo stabilimento. L'appuntamento è alle 8,30 presso la portineria di Acciaierie d'Italia dello stabilimento di Genova Cornigliano. I sindacati Cgil Fiom, Fim Cisl e Uilm si mobilitano dopo l'incontro avvenuto a Palazzo Chigi che non ha portato novità sostanziali.  

Nel mentre i lavoratori puntano ancora una volta il dito sulla mancanza di certezze attorno al futuro dell'ex Ilva, al suo piano di rilancio e alla situazione della sicurezza sul luogo di lavoro. Tra le maggiori criticità ci sono "l'aumento della cassa integrazione tra i lavoratori soprattutto nelle manutenzioni;
il blocco dei buoni welfare da 200 euro previsti dal contratto nazionale dei metalmeccanici; una situazione impiantistica degradata dalla continua assenza di manutenzione e i rischi per la sicurezza dei lavoratori sugli impianti" si legge nella notta unita diffusa dai sindacati.

"Mentre a Roma discutono futuri assetti aziendali in una trattativa tra parte privata e pubblica della azienda gli impianti sono fermi e ai lavoratori non è garantito neanche quanto concordato col contratto nazionale. Non c'è più tempo da perdere" spiegano i sindacati. All'assemblea di questo giovedì a  Genova parteciperà anche Valerio D'Alò della segreteria Nazionale Fim Cisl. Poi verrà una decisione su come "proseguire nelle azioni di lotta, prima che sia troppo tardi.

LA SITUAZIONE - L'ex Ilva non vive sogni sereni, per portare avanti il processo di de-carbonizzazione sono necessari 5,5 miliardi di euro e intanto per il 2023 erano stati annunciate 4 milioni di tonnellate ma ci si fermerà a 3 milioni. Nel 2024 il piano prevede di arrivare a 5 milioni di tonnellate, ma a queste condizioni i sindacati vedono il dato lontano da raggiungere.

Attualmente Mittal controlla il 62% di Acciaierie Italia e un altro 32% è in mano alla società del tesoro Invitalia controllata dallo Stato. L'opzione di riportare il gruppo sotto il controllo governativo va sfumando. La produzione di Genova Cornigliano è direttamente collegata a quanto accade a Taranto, senza materiale dal polo centrale anche Genova rischia di restare al palo. A inizio estate i sindacati hanno denunciato la mancanza di pezzi di ricambio, fatto che genera il fermo dell'impianto, inoltre è sotto la produzione prevista la banda stagnata, fondamentale per lo stabilimento di Cornigliano perché è l'unico in Italia capace di produrla. 

A Genova i sindacati hanno aperta alla possibilità di rivedere l'accordo di programma che regola tra le altre cose la gestione delle aree ex Ilva a patto di conservare il reddito dei lavoratori. L'accordo di programma e le aree ex Ilva sono al centro del dibattito in queste settimana. Su quelle aree c'è l'interesse di tanti si parla di quasi 1.000.000 metri quadri vicine all'aeroporto e vicine all'autostrada, sul mare e fornite di banchina. Un accordo che prevedeva occupazione per 2500 lavoratori dello stabilimento di Genova Cornigliano, oggi in realtà sono circa 1000 più 200 in amministrazione straordinaria.