
Chiude per sempre Massarija, il ristorante che dal 2019 ha portato a Genova la cucina tipica pugliese tra pucce, focacce baresi e panzerotti. Una serranda che si abbassa dopo sette anni di storia e che lascia un vuoto in una delle vie principali del centro città. L'ultimo giorno del ristorante, idea di un genovese che raccontava la storia culinaria del sud, sarà la vigilia di Natale, come annunciato sulle pagina social del locale.
Addio ai negozi storici, la mappa delle chiusure nell'ultimo anno a Genova
Il ristorante ha aperto nel 2019, poi il Covid
"Grazie a chi è passato, a chi ci ha scelto, sostenuto o anche solo scoperto per curiosità. Massarija è stato un sogno: non è diventato ciò che speravamo, ma è stato reale grazie a voi" scrive il titolare, Marco Scorsino, che a Primocanale conferma la fine del suo progetto iniziato nel 2019: "Un punto segnato dalla sfortuna, che è stata tanta. Abbiamo aperto a ottobre del 2019 con tanta voglia di fare, in un locale in porta Soprana che si è rivelato piccolo nel giro di un anno. A quel punto ci siamo trasferiti in via Cesarea e per i primi mesi tutto è andato a gonfie vele". Poi, il Covid. Tra lockdown e aperture a singhiozzo, inizia il primo dei periodi difficili: "Pagavamo l'affitto, andavamo avanti con le difficoltà che tutti abbiamo vissuto".
Ma la complessità del periodo non è finito insieme all'obbligo della mascherina. Dalla fine dell'emergenza tutto è cambiato: "In via Cesarea si lavora di sera, sì, ma il guadagno è a pranzo, soprattutto nel periodo invernale - continua Scorsino -. Durante la pandemia lo smart working è diventato sempre più normale e questa è stata la prima bastonata. Sempre meno lavoratori in giro, sempre meno clienti in pausa pranzo. Nel 2024 ha poi chiuso la grande banca di via Fiasella, e anche lì abbiamo perso clienti".
Dopo la pandemia i problemi non sono scomparsi, hanno solo cambiato forma
Di mezzo bisogna metterci le bollette pazze dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, l'inflazione alle stelle e i costi fissi in rialzo. "La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati i costi comunali. Sembra quasi che Genova non voglia aiutare i commercianti e gli imprenditori: le promesse erano quelle di abbassare i costi e invece sono raddoppiati. Per il dehor parliamo di cifre intorno ai quattromila euro all'anno, e anche per la Tari non si scherza".
A peggiorare la situazione le tasse e i continui controlli: "Credo che in questa Italia ormai possa sopravvivere solo chi fa il nero, chi non batte tutti gli scontrini - continua il titolare -. Io volevo creare una catena partendo proprio da Genova, volevo portare il format anche in altre città italiane, ma non è stato possibile. Non credo investirò mai più in questa città e lo dico da genovese. Voglio ringraziare tutte le persone che ci hanno lavorato: senza il loro impegno, la loro energia e il loro tempo, nulla sarebbe stato possibile. Massaraija sarà aperta per gli ultimi giorni: se vi va, passate a trovarci per un ultimo saluto".
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