Il Comitato No Forno Elettrico Genova ha risposto all'analisi fatta dal Professor Mario Marchesoni dell'Università di Genova che a Primocanale lo scorso 25 luglio ha parlato delle emissioni e dei rischi legati al forno elettrico ad arco (EAF) ipotizzato a Cornigliano nell'ambito del processo di decarbonizzazione dell'ex Ilva.
Ex Ilva, il professore svela come funziona il forno elettrico e quanto inquina - leggi qui
Di seguito il testo:
"Ci teniamo a fare alcune precisazioni importanti, perché la salute e l’ambiente non possono essere trattati con superficialità.
Emissioni e polveri tossiche
Il professore dice che “le emissioni di un forno elettrico ad arco sono notevolmente inferiori rispetto a quelle di un altoforno” e che “i rilasci sono inferiori alle normative vigenti”. È vero che non usano carbone, ma gli EAF producono polveri sottili con metalli pesanti (piombo, cadmio, arsenico, mercurio, zinco) altamente pericolosi. Queste polveri finiscono nei filtri, che poi diventano rifiuti speciali pericolosi. Se questi rifiuti non vengono gestiti in modo perfetto, rischiano di contaminare aria, suolo e acqua, con gravi conseguenze per la salute. Lo confermano studi condotti in città come Brescia e Taranto, che non sono casi isolati. Non possiamo neanche ignorare gli odori, il rumore e altre sostanze inquinanti tossiche come diossine e IPA che non sono state menzionate.
Gli esempi di Verona, Brescia e Dalmine
Il professore dice che in città come Verona, Brescia e Dalmine gli EAF convivono bene con i quartieri abitati. Ma sono proprio queste città dove ci sono stati forti conflitti sociali, cause legali e preoccupazioni per contaminazioni da metalli pesanti e inquinanti industriali. Non basta dire che è “possibile integrare” un impianto industriale così pesante senza parlare chiaramente dei rischi e delle misure eccezionali di sicurezza che servono.
Energia e CO₂
Secondo il professore, l’EAF consuma un decimo dell’energia e produce sette volte meno CO₂ rispetto all’altoforno. Questi dati derivano da studi teorici che considerano un’elettricità tutta da fonti rinnovabili e materie prime di alta qualità, condizioni lontane dalla realtà italiana. Qui, gran parte dell’elettricità è prodotta da gas e fonti fossili, quindi l’impatto reale di CO₂ è ben più alto. Inoltre, nessuno parla delle emissioni indirette legate alla produzione e al trasporto dell’energia elettrica, che sono parte importante del problema.
Filtri e polveri
Infine, il professore dice che “le polveri prodotte vengono eliminate da sistemi di filtraggio molto efficaci”. Nessun filtro è perfetto, e sappiamo che ogni tanto ci sono emissioni accidentali, piccole fughe di polveri e metalli pesanti che si disperdono nell’ambiente. Queste polveri sono rifiuti pericolosi e rappresentano un rischio serio, soprattutto con esposizioni continue nel tempo.
Per questo chiediamo una valutazione seria, completa e trasparente, che non nasconda né minimizzi i rischi reali per la salute e per l’ambiente. La nostra comunità merita risposte chiare e tutele concrete".
Il documento è firmato da Roberto Malini, copresidente EveryOne Group e da Daniela Malini Roberto Senesi per il Comitato No Forno Elettrico Genova.
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