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Straordinaria lezione-chiacchierata a Vesima davanti a decine di studenti
3 minuti e 53 secondi di lettura
di Mario Paternostro

Prendi due “geni”, siedili l’uno a fianco all’altro. Intorno decine di studenti, futuri medici, scienziati, architetti. E lasciali parlare liberamente. Di che cosa? Delle idee e di come queste fanno a venire in mente. La straordinaria lezione-chiacchierata si è svolta stamattina a Vesima, mentre a poca distanza alcuni fortunati si rinfrescavano in un mare meraviglioso.

Già, l’acqua. E’ stata anche uno dei temi della straordinaria lezione tenuta da Renzo Piano, maestro dell’architettura contemporanea, premio Pritzker (il Nobel dell’architettura) nel 1998 e del suo amico americano Richard Axel, Nobel per la Medicina. Insieme al professor Manlio Ferrarini, grande scienziato oncologo genovese, in mezzo a una platea di giovanissimi attenti.
Le idee e la ricerca, Axel è lo specialista dell’olfatto e svelatore di tutti i suoi segreti, le idee e i tempi, lunghi e corti.

Ma che cosa possono avere in comune, caro Renzo, un medico e un architetto?
“Richard è un amico e uno scienziato straordinario. Sai quale è il fatto? Gli americani parlano di chimica, chemistry. Per me invece è l’affinità, un’ affinità elettiva, Noi ci conosciamo da vent’anni, quando cominciammo a costruire questo grande centro di ricerca a New York per la Colombia University. Vedi è come se ci fossero delle vite parallele, in cui ognuno va per conto proprio, uno con una storia l’altro con un’altra, ma sono vite animate dagli stessi desideri, le stesse attese, le stesse curiosità umane e allora quando si incontrano eccola lì, succede qualcosa. Quello è il momento in cui l’affinità comincia a lavorare e questo spiega anche perché, talvolta, sei più vicino e amico di una persona che hai appena conosciuto “.

Renzo Piano e Richard Axel

Allora come fanno a dialogare le idee sulla medicina e quelle sull’architettura?
“Sono i metodi che contano, non i linguaggi. Fare ricerca di neuroscienza significa costruire un sistema di un’ottantina di gruppi di lavoro che fanno ricerche su cose stranissime che, apparentemente, non c’entrano niente l’una con l’altra, Vedi, Richard in questo momento sta lavorando su un piccolo pesce che è capace di trasformarsi in quello che sta attorno per non farsi mangiare dai pesci più grossi. Dal momento in cui questo pesciolino si accorge di essere a rischio e il momento in cui si trasforma, con colori e forme nuovi, passa un centesimo di secondo. Allora mi interessa perché questa cosa messa insieme ad altre ottanta ricerche consente di capire molto del futuro. All’inizio del Seicento i medici trafugavano i cadaveri e in quel momento scoprirono che il cuore non era la sede dell’anima, ma una meravigliosa pompa capace di lavorare anche cento anni senza mai fermarsi. Anzi, addirittura riparandosi da sola. Noi ora facciamo la stessa cosa con i microscopi a livello molecolare. Certo non c’entra niente con l’architettura, ma c’entra perché è una questione di metodo”.

Caro Renzo tu nella tua lunga carriera hai avuto idee fantastiche, dal Beabourg all’aeroporto galleggiante di Osaka, dal New York Times Building al The Shard a Londra. A Genova ha disegnato il ponte di SSan Giorgio dopo la tragedia del Morandi e quasi quarant’anni fa hai restituito il mare i genovesi progettando il Porto antico e il Waterfront. E oggi il Waterfront di Levante….Coma va, a proposito?
“Non è mai facile fare le cose, perché per realizzare i progetti ci vuole tempo. Tanti anni fa facemmo il Porto antico, ci volle tempo e ci volle anche un avvenimento che allora erano le celebrazioni colombiane del 1992. Oggi il Waterfront di Levante sta andando avanti. C’è un cambio, ma io ci credo nei cambi”.

“A volte fanno bene?”
“Ma sì. Credo che l’energia che è necessaria ci sia comunque. C’era prima , ci sarà ancora e finiremo il lavoro come si deve finire. Mi pare tutta gente in gamba. “.

“Ti piace sempre questo Waterfront?”.
“Ma sì, è l’acqua, riportare l’acqua dentro la città è riportarla là dove era perché, ricordiamoci che l’acqua rende le cose belle. Caro Mario, io nel porto ci sono cresciuto. Mio padre la domenica mi portava in porto, e nel 1945, 1946 era un luogo meraviglioso. Prima a messa e poi in porto e alla fine andavamo a comperare le paste! In porto tu sei piccolo e in questa parte di città è l’acqua che rispetta la realtà delle cose e c’è una generale sensazione di leggerezza. L’acqua che si riavvicina alla città è una bella cosa e allora facciamola. Tempo e buona volontà”.

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