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Siamo stanchi di non riuscire a dare risposte certe ai cittadini e al mondo delle imprese turistiche dell'entroterra
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LIGURIA-"Condividiamo e siamo grati al vicepresidente Piana per il lavoro che sta portando avanti la Regione Liguria a livello nazionale, ma pretendiamo risposte certe da poter dare ai cittadini, alle imprese dell'outdoor e ai turisti". Sono stanchi i sindaci dei 36 comuni liguri che rientrano nella zona "infetta" dalla peste suina e quindi soggetti alle restrizioni decise dal governo che mettono le loro zone boschive in un vero e proprio lockdown.

Nel corso di un'incontro nazionale indetto da Anci Liguria, le Regioni hanno preso l'incarico di "assemblare" tutti gli emendamenti presentati al decreto legge n. 9/2022 per prevenire e contenere la diffusione della peste suina africana, con l'obiettivo di creare una sorta di maxi-emendamento al fine di accelerare i tempi della conversione in legge del decreto, che attualmente si completerebbe non prima del 15 aprile. I sindaci ora minacciano manifestazioni e proteste in piazza, "siamo stanchi di non riuscire a dare risposte certe ai cittadini e al mondo delle imprese turistiche dell'entroterra"

La speranza, oltre alla velocizzazione dei tempi, i sindaci la ripongono in progressive aperture, ma chiedono anche un sistema di abbattimenti semplificato, che segua l'iter previsto per una procedura di tipo emergenziale, oltre alla individuazione di un percorso di recinzioni che ricalchi solo i confini segnati dalla presenza di infrastrutture (non collocate in boschi isolati ma sulle strade, ad esempio, anche se il codice della strada prevede ad almeno 30 metri dal ciglio autostradale e 20 dalle strade), e la riduzione del perimetro della zona rossa.

"Siamo nella fase della disperazione, i cittadini ci chiedono risultati – afferma a gran voce Natale Gatto, Sindaco di Isola del Cantone e coordinatore dei Piccoli Comuni liguri – Noi abbiamo proibito alle persone di andare nei boschi, ma lasciamo liberi i cinghiali e si verifica la situazione paradossale in cui i lupi li combattono e li spingono al di là dei confini della barriera. Non sappiamo più cosa rispondere ai nostri cittadini".

"Attendere oltre rischia di lasciare vere macerie sul territorio che diventa ogni giorno più difficile contenere – commenta Katia Piccardo, Sindaco di Rossiglione – Il territorio, le attività di allevamento hanno reagito con grande serietà e responsabilità nonostante la contingenza pesantissima, ci aspettiamo la stessa concretezza nel dare finalmente delle risposte ad una Popolazione inevitabilmente esasperata".

"Se la peste suina africana è un'emergenza, va affrontata con mezzi straordinari che deroghino anche alla normativa vigente, perché finora è stata affrontata solo con mezzi ordinari – sostiene il Sindaco di Sassello Daniele Buschiazzo – Non possiamo pensare di chiedere pareri a Ispra prima di avviare un piano di abbattimento sul cinghiale in una situazione di epidemia. Dobbiamo poter cominciare al più presto gli abbattimenti".

"Occorre provvedere a ridurre subito e drasticamente il numero dei cinghiali per evitare di danneggiare ulteriormente le attività agricole, turistiche e sportive, con tutto il relativo indotto che, se  non si interviene subito, si vedranno costrette a chiudere definitivamente con conseguente abbandono del territorio – afferma Maria Grazia Grondona, Sindaco di Mignanego – Alla fine dell’emergenza peste suina, troveremo il nostro entroterra ancor più fragile e dovremo ancora una volta ricorrere ad interventi di somma urgenza invece che di prevenzione".

"Vista la lentezza delle istituzioni nazionali e l'emergenza che rischia di dare il colpo di grazia ad una già fragile economia dell'entroterra, come Sindaco sto valutando l'ordinanza per consentire l'abbattimento selettivo degli ungulati, tra l'altro previsto nell'ordinanza ministeriale”, precisa il Sindaco di Pontinvrea Matteo Camiciottoli.

"Non possiamo sopportare di essere allontanati dai nostri boschi, dalle nostre alture perché sono i soli luoghi dove possiamo rigenerare le nostre anime, nel silenzio, nel rispetto della natura, nell’ammirazione dei paesaggi - commenta Manuela Molinari di Ceranesi - Non possiamo più sottostare alle logiche di mercato. Tutte le attività agricole, sportive outdoor che con grande fatica e spirito di sacrificio, perché legate da un senso profondo di amore per i loro, i nostri territori in questi anni hanno investito e lavorato scompariranno lasciando un vuoto che porterà all'aumento dell'abbandono del bosco, con l'impossibilità di intervento da parte di tutti perché il danno sarà incalcolabile".

"I territori dell'Alta Valpolcevera hanno storicamente una vocazione agricola, un tempo i boschi erano di sussistenza, gli insediamenti rurali, le attività agrosilvopastorali, presidiavano e proteggevano l'ambiente, la regimazione delle acque preveniva il dissesto idrogeologico – afferma Angela Negri, Sindaco di Serra Riccò – Oggi i nostri territori sono fragili, abbandonati, invasi da selvatici e ungulati. Con fatica, spirito di sacrificio e amore questa situazione sembrava migliorare grazie alle attività agricole, sportive outdoor, all'amministrazione che ha fatto della tutela ambientale il perno delle proprie linee programmatiche di mandato. Il lockdown prima e le restrizioni attuali procureranno danni incalcolabili non solo alle attività che vi insistono ma al territorio stesso. Non possiamo tollerare oltre la mancanza di attenzione e di rispetto per la nostra terra".

 

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