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Attualità

Elena e la figlia erano ancora nel territorio ucraino, attese dai van dello YCI, quando i militari hanno acconsentito che le andassero a prendere oltre il confine, prima di tornare in Liguria con 20 profughi
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GENOVA - È stata una lunga traversata quella dello Yacht Club Italiano che con 3 van e 7 soci ha fatto rotta per il confine tra Ucraina e Polonia: partiti martedì sera con un carico di cibo in scatola, medicine e vestiti raccolti grazie alla solidarietà dei soci, sono arrivati attorno alle 22 del giorno seguente nella prima tappa della loro missione. "Ci siamo rivolti ad un centro di logistica che adesso è stato messo a disposizione per i volontari ucraini che h24 giorno e notte ricevono merce. Dormono dentro una palazzina per terra e si danno i turni per scaricare in continuazione tutto quello che arriva", spiega Nicolò Caffarena, segretario generale dello Yacht Club Italiano. "Ci hanno raccontato che oggi era una giornata un po' più tranquilla, ma fortunatamente l'arrivo di beni di prima necessità è continuo"

"Caricano i camion che prevalentemente partono la mattina, perché di notte attraversare l'Ucraina trasportando cibo e medicine non è raccomandabile"

E si raccolgono anche le armi, in un'ala separata per i militari che stanno resistendo all'invasione russa. Dopo aver consegnato gli aiuti, attorno alle 3 di notte sono arrivati ad uno dei centri d’accoglienza per raccogliere 20 persone, tra donne e bambini, individuate grazie all’ordine francescano. "Ad ora dovrebbero essere presenti circa mezzo milione di persone in tutti i vari building come questo", continua il racconto di Caffarena, che ha documentato il viaggio.

"I polacchi sono molto in gamba, danno ad ognuno un braccialetto con dei codici e li registrano: sono veramente una macchina da guerra e stanno facendo lavoro un lavoro straordinario"

Tutto grazie ai volontari, che secondo quanto riferito dalla Caritas "l'80% di chi sta aiutando è volontario, anche se governo polacco sta cercando di mettere tutto quanto possibile in campo". Nella notte sono stati accolti a bordo i profughi, tutti senza bagagli, mentre i bimbi hanno con sé uno zainetto con i propri giocattoli. Ma all’appello mancavano Elena e la figlia e così all’alba, dopo alcune trattative coi militari, è stato dato l’okay per andarle a prendere, oltrepassando il confine e la frontiera, in territorio ucraino: in un primo momento sembrava che li lasciassero passare soltanto a piedi, poi hanno dato l'okay per andare a recuperarle con un van, dopo che erano stremate da una notte di viaggio e di fuga dal paese. Adesso li si aspetta tutti e venti a Recco, dove il Convento di San Francesco è pronto per ospitarli. Un bel gioco di squadra per una delle "regate" più difficili e più nobili compiute dal più antico club velico del Mediterraneo, che non si è arreso davanti alle difficoltà. 

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