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Il presidente del Consiglio Nazionale De Luca: "Non si può restare agganciati a visioni tradizionali, tutti noi, a prescindere dall'età e dal ruolo dobbiamo capire quanto il nostro modo di fare è adatto al mondo che ci circonda"
2 minuti e 56 secondi di lettura
di Andrea Popolano

Il tema delle lauree e della loro appetibilità sul mercato del lavoro al centro delle analisi all'interno della società. In Liguria l'occupazione cresce e così con dati migliori rispetto al resto del Nord-Ovest secondo l'analisi portata avanti dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Le prospettive per i prossimi 15 anni fanno emergere in Liguria un calo di oltre 70 mila occupati, situazione figlia delle previsioni legate al calo demografico e all'invecchiamento della popolazione. Ma preoccupa anche la questione che riguarda quanto i corsi delle università permettono ai neolaureati di trovare un'occupazione.

Su questo punto Rosario De Luca, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, a Genova per il Festival del Lavoro lancia l'allarme: "Non si può restare agganciati a visioni tradizionali, tutti noi, a prescindere dall'età e dal ruolo dobbiamo capire quanto il nostro modo di fare è adatto al mondo che ci circonda. Qualunque lavoratore, qualunque professionista, qualunque università, qualunque istituzione deve valutare se quelle che sono le proprie capacità di esprimere le attività che devono essere svolte sono adatte a quel momento storico perché altrimenti si diventa autoreferenziali, in particolare per l'università si forniscono dei laureati che non hanno molto appeal rispetto al lavoro e al mondo aziendale" precisa De Luca.

Gli ultimi dati Almalaurea analizzano le statistiche di quanti e quali neolaureati trovano un lavoro subito dopo il conseguimento del titolo. A cinque anni dal conseguimento del titolo si registrano rilevanti differenze tra i vari gruppi disciplinari. I tassi di occupazione più elevati sono riscontrati per il gruppo ingegneria industriale e dell’informazione e per quello di architettura e ingegneria civile, a cui si aggiungono il medico-sanitario e farmaceutico e quello economico. Per tutti i gruppi citati il tasso di occupazione risulta infatti superiore al 90%.

I livelli occupazionali sono invece inferiori alla media tra i laureati di secondo livello dei gruppi arte e design, letterario-umanistico, politico-sociale e comunicazione, giuridico e linguistico. In questi casi il tasso di occupazione è inferiore all’85%.

Una questione, quella del rapporto laurea-lavoro, strettamente legata al corso di studi scelto. Sempre secondo le analisi di Almalaurea a un anno dal titolo, il tasso di occupazione è pari al 74,1% tra i laureati di primo livello e al 75,7% tra quelli di secondo livello. In questo caso il dato non considera nello specifico i corsi ma tutta la categoria dei laureati.

Si può parlare di un trend. Gli ultimi dati registrano infatti riduzione del tasso di occupazione soprattutto tra i neolaureati. Invece tra i laureati di primo livello a cinque anni dal conseguimento del titolo il tasso di occupazione risulta in aumento e raggiunge il più alto valore osservato in oltre un decennio. Si registra invece un lieve calo dell’occupazione per i laureati di secondo livello a cinque anni dal titolo.

Il report di Almalaurea analizza anche le occasioni legate ai tirocini e alle esperienze di studio all'estero. I dati premiano chi li fa: a parità di condizioni chi ha svolto un tirocinio curriculare ha il 6,6% di probabilità in più di essere occupato a un anno dal conseguimento del titolo rispetto a chi non ha svolto tale attività. Mentre chi ha svolto un periodo di studio all’estero riconosciuto dal proprio corso di laurea ha maggiori probabilità di essere occupato rispetto a chi non ha mai svolto un soggiorno all’estero: si parla di 17,1% in più.

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Studenti universitari che seguono una lezione

 

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