Era il 9 maggio del 2011 quando il ciclista belga Wouter Weylandt perse la vita lungo la discesa del Passo del Bocco. Sono passati 14 anni da quella pagina nera scritta nel libro del ciclismo.
Un piccolo errore, il piede e il pedale che tocca un muretto, Wouter perde l'equilibrio, il volo violento contro l'asfalto prima e la parete roccioso poi, la vita che in un attimo si spezza per sempre. Weylandt aveva appena 26 anni, una moglie e un figlia, Alizeè, che sarebbe nata solo quattro mesi dopo senza mai conoscere il padre.
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L'incidente avviene ad appena 25 km dal traguardo di Rapallo in frazione di Isola di Borgonovo nel comune di Mezzanego, nel corso della terza tappa del Giro d'Italia del 2011 che da Reggio Emilia arrivava a Rapallo. I sanitari arrivano subito ma le ferite riportate nella caduta sono troppo gravi. L'elisoccorso fatica a trovare un punto dove atterrare.
Inutili i tentativi di rianimare l'atleta belga andati avanti per oltre 40 minuti. Il giorno dopo la tappa partita da Genova Quarto e arrivata a Livorno fu neutralizzata. Una tragedia che riportava il lutto al Giro dopo 24 anni. Weylandt è stata la quarta vittima nella storia della corsa rosa. Prima di lui persero la vita Orfeo Ponsin nel 1952, Juan Manuel Santisteban nel 1976 ed Emilio Ravasio nel 1986.
Da quel giorno del maggio del 2011 appassionati e non quando affrontano la salita (o la discesa) del Passo del Bocco si fermano davanti alla stele che ricorda Weylandt: c'è chi lascia un fiore, chi si sta in silenzio nel ricordo di un ragazzo di 26 anni morto mentre faceva ciò che più amava.
Proprio oggi, 9 maggio, inizia la nuova edizione del Giro d'Italia che quest'anno non passerà in Liguria.

IL COMMENTO
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