GENOVA - “Esprimo la mia soddisfazione per l'avanzamento dell'iter di riconversione del bene confiscato di via Antoniana alla Spezia in centro per l'impiego, tuttavia ritengo che si debba prestare la massima attenzione per scongiurare pericoli, anche di infiltrazioni, per le 'semplificazioni' apportate dal nuovo Codice degli appalti”. Lo ha detto il presidente della Commissione Regionale Antimafia della Liguria, Roberto Centi, che sul caso dell'immobile spezzino ha presentato un'interrogazione nel corso della seduta di Consiglio odierna.
“Ricordo che si tratta di un bene di oltre 1.000 metri quadrati che sorge in un'area della Spezia che ha diversi problemi – spiega Centi -. Seguiamo l'iter di riconversione del bene dal 2021, quando per la prima volta fu annunciata la volontà di trasformare l'immobile in un centro per l'impiego. A distanza di tre anni, con un peggioramento della situazione di degrado in cui versa l'edificio, abbiamo chiesto un aggiornamento alla Giunta regionale per conoscere l'avanzamento della progettazione. Oggi – aggiunge il consigliere – abbiamo avuto la conferma sull'avanzamento dell'iter e in particolare alcune precisazioni sui ritardi che si sono accumulati. Il bene è stato posto dalla Regione in un progetto a valere sul Pnrr e questo passaggio ha richiesto l'obbligo di assicurare il conseguimento degli obiettivi dei vincoli stabiliti dallo stesso Pnrr in tema di efficientamento energetico dello stabile e di consolidamento strutturale antisisma”.
L'interrogazione del presidente della Commissione Regionale Antimafia ha fatto emergere anche un altro aspetto nella riconversione del bene, ovvero l'applicazione del nuovo Codice degli appalti per i lavori di riqualificazione dello stabile. “Il nuovo codice entrato in vigore nel 2023 prevede l'appalto integrato, ovvero che progettazione ed esecuzione dei lavori vengano svolti dallo stesso operatore economico – sottolinea Centi -. Questa misura, messa in campo per 'semplificare' e 'velocizzare' in realtà porta una serie di potenziali pericoli, compresa l'infiltrazione della criminalità organizzata. Che per un ben confiscato sarebbe doppiamente inaccettabile”.
“Per questi motivi ritengo che si debba tenere alta l'attenzione sulla cura e sulla filiera dei lavori nel loro complesso – conclude Roberto Centi -. Ricordo che il recupero e il riutilizzo di un bene confiscato è innanzitutto un gesto politico, forte e chiaro, per manifestare come la Giustizia abbia vinto e la criminalità organizzata, almeno in quel luogo, sia stata sconfitta ed estromessa”.
IL COMMENTO
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