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La mamma è stata uccisa nel 2010 per mano del marito, che diceva di amarla
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GENOVA - Questa è la storia di Pasquale, un ragazzino diventato uomo, in un pomeriggio terso mentre stava mangiando un gelato con la sua migliore amica. Pasquale Guadagno è un giovane imprenditore, scrittore per passione e magari un giorno anche per professione, che all'età di 14 anni si è ritrovato a dover affrontare il dolore più grande possa esistere: la morte di una madre. Ma non una morte naturale o nata da un incidente fatale, una morte subìta per mano dell'uomo che diceva di amarla, suo marito. E padre di Pasquale e della sorella, più grande di quattro anni.

Nasce da qui il bisogno di raccontare il proprio vissuto, di mettersi a nudo non per se stesso, ma per gli altri, per tutti coloro che sono figli vittime di femminicidi. O semplicemente per noi, per tutti noi che fortunatamente non sappiamo cosa voglia dire vedere e sapere che tuo padre ha ucciso tua madre. Un percorso di crescita, improvvisa, di sofferenza atroce, con la forza e il bisogno profondo di non soccombere, bensì di reagire, di lottare, affrontando il dolore e soprattutto chiedendo aiuto. Così Pasquale Guadagno porta in giro la propria Vita, rigorosamente con la V maiuscola, perché infondo "la mia vita è meravigliosa". Esiste una categoria, quella degli orfani di femminicidio, che soprattutto 13 anni fa era invisibile, e che solo negli ultimi tempi sta emergendo in tutta la sua drammaticità.

"I figli rimangono abbandonati al loro destino e nessuno si prende carico di loro, come è accaduto a me e a mia sorella - racconta Pasquale -, non abbiamo mai avuto il sostegno di nessuno ma anzi siamo stati costretti a vivere con la famiglia di mio padre che da sempre lo ha giustificato. Io credo che sia fondamentale soccorrere e aiutare gli altri, sempre". Una mattina di due anni fa Pasquale è crollato, si è aperto il vaso di Pandora come lui stesso ammette, è precipitato nel baratro della depressione. Ma è stato proprio in quel momento che la sua grande maturità e il suo bisogno di vivere lo hanno afferrato per un braccio e trascinato fuori. Così Pasquale si è fermato, ha chiesto aiuto ed è stato salvato dalla sua psicoterapeuta.

"Grazie a lei e a quattro amici, che sono la mia famiglia, ne sono uscito più forte di prima. Sono arrivato alla guarigione con un lungo percorso, nel quale non ho mai perso l'obiettivo: quello di vivere". A diciotto anni Pasquale Guadagno ha denunciato suo padre, quando in una giornata di permesso premio l'uomo lo ha aggredito. "Ha cercato di mettermi le mani addosso. Ma voglio spiegarvi come funziona la giustizia in Italia: questa denuncia è decaduta perché secondo la legge era un fatto singolare e non c'era un movente. Denunciare sempre, denunciate. Perché solo con l'aiuto se ne esce". Ed è così che spesso le denunce vengono inascoltate o non "prese sul serio", e poi sappiamo qual è l'esito, purtroppo, in molte circostante.

"Per trovare la vera forza in noi dobbiamo toccare il fondo. Adesso mi sento invincibile e in potere di fare quello che voglio della mia vita, nonostante il mio passato e nonostante tutto" spiega con forza Pasquale che ha deciso di girare tra le scuole per testimoniare la sua storia. Solo così è possibile sensibilizzare e arrivare al cuore delle persone. E per farlo occorre leggere "Ovunque tu sia", il libro di Pasquale Guadagno, una biografia agrodolce. Un duro ritratto personale quanto sociale della nostra modernità, con pennellate variopinte dalla positiva forza del protagonista. Dolore, sofferenza ma anche grande riscatto, perché la vita va sempre onorata, e la storia di Pasquale ce lo insegna, in ogni angolo del suo corpo e delle sue parole. Per me, Pasquale Guadagno è come l'araba fenice, capace di rinascere dalle ceneri.