Cronaca

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Di buon mattino all’apertura del palazzo di giustizia di Genova senza perdere tempo. Stamane i legali di Domenico ‘Mimmo’ Gangemi e Domenico Belcastro i due liguri ritenuti dalle forze dell’ordine i referenti liguri dell’Ndrangheta, hanno presentato il ricorso al tribunale del riesame per ottenre la scarcerazione. La risposta è attesa entro una decina di giorni. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Marina Orsini venerdì scorso ha confermato le linee fissate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e Reggio Calabria sul ruolo dei due liguri. A Gangemi in particolare è contestato l’episodio del frutteto nel reggino risalente all’agosto 2009, ripreso dai carabinieri, nel quale avrebbe giurato fedeltà all’Ndrangheta con il capo dei capi Oppedisano. Lui già si sarebbe discolpato dicendo di non avere pronunciato quelle frasi. A Belcastro invece si contesta un incontro avvenuto in una lavaderia di Siderno nel reggino nel quale il ligure coinvolto parlerebbe degli assetti dell’ndrangheta nella nostra regione con l’altro boss Commisso. “Congetture con un semplice conoscente” ha replicato il diretto interessato. E su questa linea si muoverebbe la difesa. Secondo il suo legale l’avvocato Bogliolo un riferimento così generale non costituirebbe di per sé la partecipazione ad un organizzazione malavitosa. Non solo. Sempre secondo la difesa le tre intercettazioni ambientali delle forze dell’ordine che vedono protagonista Belcastro hanno un buco temporale tra l’agosto 2009 e il marzo 2010. Troppo per uno che avrebbe dovuto organizzare la ‘ndrangheta nella nostra regione. Sullo sfondo restano le parole del gip Marina Orsini contenuto nel dispositivo emanato venerdì scorso: “L’esistenza di componenti organizzate della ‘ndrangheta in Liguria è un fatto ormai inequivocabile".